venerdì 20 febbraio 2015

Bambino oggi... uomo domani

Associazione Onlus

Chi siamo

Siamo un gruppo di persone unito dagli unici scopi

di altruismo e di aiuto verso il prossimo

che credono nel valore dell’empatia,

nel rispetto dei sani valori umani e

nell’importanza del ‘saper essere’.

Per promuovere questi valori abbiamo costituito

Bambino Oggi…Uomo Domani  Onlus


MissioneFare prevenzione a partire dalla famiglia e dalla scuola, per informare, dare sostegno, guidare alla convivenza, alla vita sana, all’amore e al rispetto per la natura e per le creature viventi, perché il futuro non siamo solo noi e i nostri figli, ma anche tutti coloro che ci circondano, la terra sulla quale camminiamo, l’aria che respiriamo.

Obiettivo. Offrire corsi di comunicazione per aiutare le persone a capirsi di più.

Un po’ di storia dell’Associazione. La Onlus è stata fondata nel 2009 da Orietta Matteucci  formatasi all’approccio psicologico umanistico e sociale, per realizzare il Progetto ideato nel 2000 e avviato, in via sperimentale dal 2002 al 2008 e via via perfezionato. Il titolo originario del progetto “I bambini prima di tutto”, è stato modificato successivamente in “Bambino Oggi…Uomo Domani”,  “Genitori a…Scuola” e “Comunichiamo PositivaMente”.
Il Progetto è stato strutturato seguendo le indicazioni del documento Life Skills WHO’93  dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, assunto in Italia con il Patto di Corresponsabilità Educativa 2008 e dalla Comunità Europea con la RSI 2011. Nel corso di questi anni è stato promosso e sviluppato un lavoro sul territorio per promuovere l’educazione ai valori umani, al comportamento empatico, prosociale, finalizzato all’acquisizione delle competenze necessarie per costruirsi sane relazioni interpersonali e gestire in modo costruttivo frustrazioni, divergenze, conflitti.

Intervista a Orietta Matteucci presidente dell’Associazione Onlus “Bambino Oggi…Uomo Domani”: 
“Comunicare è bene, ma…saper comunicare è meglio. L’Associazione è nata da questa mia convinzione. Ma prima di tutto, sono una madre che ha cresciuto i propri figli pensando più alle regole, all’ordine, all’efficienza che ad ascoltare le loro emozioni, all’esprimere le mie emozioni e preoccupazioni di madre… questo avevo appreso e questo ho ripetuto. Mi sembrava tutto giusto e tutto perfetto, ma… presto sono apparse le prime difficoltà. All’improvviso mi sembrava di non capire più i miei figli, eppure ricordavo perfettamente quando riuscivo a decifrare il loro pianto e attraverso l’intensità capivo il bisogno di essere sfamati, accuditi, coccolati…come mai non riuscivo più a comunicare con loro? La curiosità mi ha spinto a fare studi personali umanistici e sociali, a confrontarmi con altri genitori e non solo con loro. Le difficoltà le avevamo in molti  (Missione) e si parlava sempre più di figli ribelli, di bullismo, fenomeni di disorientamento dei bambini e poi dei giovani,  della crisi della famiglia, della coppia, della scuola, della società. Comunicare efficacemente sembrava davvero complicato!  Mi sono chiesta più volte: la cultura della pace è realizzabile? forse si, se si comincia dall’educare le nuove generazioni tramite i loro adulti di riferimento. Da qui  è nato un progetto con l’obiettivo primario di dare maggior congruenza ed efficacia ai messaggi educativi provenienti da genitori e insegnanti, al fine di fornire ai bambini punti di riferimento maggiormente “sicuri”, senza trascurare naturalmente, di affrontare anche le difficoltà di relazione tipiche dei giovani, le incertezze di coloro che si avviano al lavoro, le necessità dei manager che si trovano a dover comunicare in modo costruttivo in ambienti diversi.   I miei figli sono ormai adulti, indietro nel tempo non posso tornare, tuttavia posso mettere a disposizione la mia esperienza e  quella di psicologi formati alla realizzazione degli obiettivi del progetto. La metodologia applicata è quella di imparare attraverso esercitazioni pratiche: imparare a guidare un’auto facendo pratica di guida o imparare a comunicare efficacemente facendo pratica di comunicazione, il principio è lo stesso.  In altre parole significa gestire la crisi della società e del mondo del lavoro con nuovi canoni di interpretazione e di azione in linea al passo dei tempi e della tecnologia“.  Progetto Comunichiamo PositivaMente


Presidente Orietta Matteucci Vice Presidente Marco Luigi Santelli Segretario Gabriella Pezzola Tesoriere Anna Maria Paganini
P.R. Franca Itri Collegio Revisori Raffaele De Giulio (presidente), Anna Castrignanò, Gino Esposito

L’Associazione Bambino Oggi…Uomo Domani è aperta a chiunque condivida i saldi principi di solidarietà. Ne possono fare parte tutti coloro che si riconoscono nello Statuto, che intendono collaborare per il raggiungimento dello scopo sociale e che abbiano la volontà di diffondere tale stile di vita il più capillarmente possibile.

Sono grata alla Vita per la generosità di cui mi ha onorato;
sono grata ai Maestri per avermi guidato nell’evoluzione della conoscenza del mio sé e nella difficile pratica del saper essere,
sono grata a mia madre e a mio padre grazie ai quali esisto,
sono grata a me stessa per la perseveranza e la tenacia necessarie alla mia trasformazione e
sono grata ai miei figli per avermi dato il coraggio di mettermi in gioco.

giovedì 12 febbraio 2015

Le spose bambine

Il fenomeno delle “spose bambine” è sempre più presente in alcuni Paesi del Sud del mondo. In Ciad, l’ong italiana Coopi ha un progetto che aiuta queste giovani donne a riprendersi la libertà e a sfuggire ai matrimoni precoci.

CIAD__MG_0812_640-krh--640x480@IoDonna
Younous Abdoulay, 15 anni. Foto scattata da Sara Magni
Il 5 settembre 2014 presso il Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, a New York, si è tenuto il dibattito pubblico degli esperti sul tema dei matrimoni precoci forzati di giovani donne e bambine a livello mondiale. Il dibattito ha contribuito ad accrescere la consapevolezza dell’impatto drammatico che questi matrimoni hanno sulle loro vittime, dei costi che questo fenomeno ha per lo sviluppo dell’intera società e della necessità di intervenire per mettere fine a questa pratica.

Secondo le stime di Unicef, 700 milioni di giovani ragazze nel mondo sono vittime di matrimoni precoci forzati in età inferiore ai 18 anni, un numero molto elevato che fa capire come in molti Paesi, in particolare nelle aree rurali e più povere, questa pratica sia comunemente accettata. Invece, si tratta di una vera e propria violazione dei diritti umani con effetti devastanti e conseguenze a lungo termine per la realizzazione personale di milioni di ragazze e il mancato godimento della loro età e dei loro diritti, soprattutto quelli legati alla libertà, all’educazione, alla salute, alla riproduzione sessuale e all’accesso all’informazione; basti pensare che la maggior parte di questi matrimoni non sono registrati e nemmeno lo sono le nascite che ne derivano, rendendo difficile determinare l’entità reale del fenomeno.

Secondo la Convenzione sui diritti dell’infanzia è necessario rispettare la soglia dei 18 anni di età per poter contrarre matrimonio, ma molti Paesi non hanno aderito o non rispettano questa norma. I matrimoni precoci impediscono il pieno sviluppo delle bambine, sia dal punto vista dell’educazione che da quello economico, ostacolano le opportunità di crescita personale e di conseguenza limitano lo sviluppo anche dei bambini nati da tali matrimoni perché le giovani madri non sono in grado di prendersene cura in maniera adeguata.
Questa pratica è dunque un crimine e non un matrimonio, a causa della violazione dei tanti diritti umani che comporta e della mancanza di consenso da parte delle bambine.

Ma cosa si può fare per affrontare questo problema?
Le azioni possono essere diverse. Innanzitutto, introdurre politiche e leggi in linea con le convenzioni internazionali che salvaguardano i diritti umani e i diritti dei bambini, garantire l’accesso delle bambine all’istruzione, aumentare la consapevolezza tra le famiglie e le comunità (affinché si capisca che è un’imposizione della società a cui ci si può ribellare), predisporre spazi e luoghi di ascolto dove le ragazze possano sentirsi libere di sfogarsi e raccontare i loro problemi.
Alcune di queste azioni le sta portando avanti l’ong italiana Coopi in Ciad, Paese dell’Africa subsahariana in cui si registra un elevato numero di spose bambine e dove Coopi gestisce centri di salute per la maternità e la cura infantile: luoghi in cui le ragazze possono sentirsi al sicuro e raccontare le loro storie di piccole donne costrette a diventare grandi in poco tempo, quando vengono affidate a uno sposo che le considera di sua proprietà e a cui devono obbedire come a un padrone.

L’intervento di Coopi ha portato diverse donne a scegliere la via della ribellione e a rifiutare l’imposizione dei genitori, dei parenti e delle tradizioni locali.

“Mio padre mi ha dato in sposa a 11 anni, a 13 ho avuto il primo figlio” spiega una ragazza rimboccando i veli dal volto.
“Io sono stata data in sposa come terza moglie a un cugino, per fargli avere figli maschi”, piega lo sguardo dentro la stoffa una bambina.
“Non sono felice con l’uomo che mi hanno dato i miei genitori: ho trovato il coraggio di parlare con loro e abbiamo deciso di ripagargli la dote per liberarmi dal vincolo. Io per ora vorrei solo andare a scuola”, esordisce Gouglja, 16 anni, sposa a 13, analfabeta nonostante l’obbligo scolastico.
In questi casi intervengono i comitati di donne, sempre nati in seno ai progetti di Coopi, che sensibilizzano le famiglie a trovare una soluzione.
“Ne abbiamo viste di tragedie, di sangue e di lacrime”, tira le fila la più anziana del gruppo.
“Questo Paese è fatto così. Ma anche il vento che soffia sempre nello stesso verso, a un tratto, può mutare: tutte insieme, ognuna con la propria forza, possiamo cercare di aiutarci e cambiare la situazione”.

Maria Teresa Loteni
coordinatrice delle sedi Veneto di Coopi




FONTE: http://www.primepagine.info/le-spose-bambine/

mercoledì 11 febbraio 2015

Bullismo a scuola

Che cos'è il Bullismo
 
Il termine bullismo descrive la condizione di sofferenza, svalutazione ed emarginazione che vive un bambino o un’adolescente ad opera di un suo compagno.
bulli e vittimaSi tratta di una forma di prepotenza ricorrente e continuativa; la vittima prova sentimenti dolorosi e angoscianti perché perseguitata da parte di uno o più compagni. Oltre a vivere un drammatico senso di impotenza, poiché non sa come potersi difendere, il ragazzo subisce emarginazione da parte del gruppo dei coetanei.
L’età in cui il fenomeno del bullismo è più frequente è quella della preadolescenza e dell’adolescenza.
Alcuni studiosi lo considerano una sorta di mobbing che avrebbe però luogo tra i banchi di scuola anziché nell’ambiente lavorativo.
Olweus, studioso norvegese che negli anni ‘70 per primo denunciò il problema definì il fenomeno con le seguenti parole:
"Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o di più compagni”.
È importante, tuttavia, cogliere la natura del doppio disagio insito nel bullismo. Invero, se su un versante il fenomeno presuppone un immenso malessere nella vittima, dall’altro denuncia il disagio psicologico del bullo: il suo modo di agire, infatti, rientra nella categoria dei disturbi della condotta, ossia comportamenti in cui le regole e/o i diritti degli altri vengono violati.

Le Forme del Bullismo 

Per capire che cos’è veramente il bullismo, è necessario cogliere l’importanza dei suoi effetti su chi lo subisce. Lo stato psicologico di mortificazione in cui vive costantemente la vittima può essere conseguito attraverso azioni sia dirette che indirette.

Parliamo di bullismo diretto quando gli attacchi nei confronti della vittima sono aperti e ben visibili; può trattarsi di attacchi verbali come nel caso della presa in giro, delle minacce e delle umiliazioni, o fisici, come spintoni, calci e pugni, oppure prevaricazioni babina trsite a scuolasugli oggetti persoli della vittima, che vengono estorti o danneggiati.
Si tratta invece di bullismo indiretto quando gli attacchi sono coperti, come nel caso delle maldicenze e delle calunnie. L’obbiettivo finale è comunque quello di isolare ed escludere.

Nel privilegiare l’una o l’altra forma, esistono delle tendenze legate al genere: una predisposizione maschile ad utilizzare prevalentemente le modalità dirette ed una inclinazione femminile verso l’aggressività indiretta.

Il Bullo, la Vittima e gli Amici del Bullo

In questo assurdo gioco di potere sono coinvolti due attori principali e più attori secondari.
Il “bullo” è protagonista attivo di aggressioni e prevaricazioni, che cerca di dominare i più deboli con la violenza e la prepotenza; maltrattando i compagni fisicamente e verbalmente tende a porli in uno stato di soggezione e subalternità permanente.
La “vittimasubisce i soprusi e le prepotenze, riportando spesso delle ferite psicologiche profonde. A causa del continuo stato d’allarme in cui è costretta a vivere, nel tempo finisce per sentirsi perennemente esposta al pericolo ed isolata dal gruppo, perde fiducia in sé stessa e non trova il coraggio di denunciare l’accaduto per paura o per vergogna. Può lamentare sintomi fisici quali mal di testa o mal di stomaco o soffrire di importanti sintomatologie reattive di ordine psicologico come attacchi di panico, ansia, o nei casi più gravi depressione.
In alcuni casi, come extrema ratio si verifica l’abbandono del contesto scolastico.
Altre figure che contribuiscono a mantenere ed alimentare il fenomeno del bullismo sono quelle dei “bulli gregari”.
Si tratta di ragazzi che ricercano un proprio ruolo, tentano di affermare la propria identità attraverso l’"amicizia” con il più “forte”. Rispetto al loro leader generalmente risultano essere più ansiosi e insicuri e meno popolari.
Bullo e vittima sono posti in una forte asimmetria di potere. La vittima apparentemente non fa nulla per provocare l’aggressore che invece la ricerca attivamente. Il comportamento si ripete nel tempo.
I due ruoli oltre che da singole persone possono essere incarnati anche da interi gruppi di ragazzi: capita infatti spesso, purtroppo, che sia un gruppetto di adolescenti ad infastidire un singolo individuo, ma può succedere anche che nel ruolo di vittima sia coinvolto un intero gruppo.
Alcuni elementi del gruppo possono allearsi con il bullo per paura di diventare il nuovo capro espiatorio o semplicemente per il piacere di essere rispettati e temuti.
Riguardo al mondo degli adulti, l’aspettativa cha ha la vittima è di indifferenza, mentre il bullo si attende consenso.
Quindi di fatto la percezione dei due è che il bullo, sia autorizzato a mettere in atto determinate condotte dal contesto che più o meno volontariamente lo copre, e in alcuni casi lo sostiene.

Il profilo del Bullo

Generalmente sii tratta di un soggetto che ha difficoltà nel calarsi nei panni degli altri, con una forte motivazione al dominio ed alla prevaricazione. È percepito come una persona aggressiva e spavalda, che provoca intenzionalmente sofferenza nell’altro e non ne prova compassione, anzi ne può essere divertito. Provoca, sembra non aver paura di nulla, è litigioso e sottostà difficilmente alle regole. Mette in atto comportamenti ostili e svalutanti, picchia, sputa, insulta, ruba. Tende a mettere in discussione le autorità, che siano i genitori o gli insegnanti.
Il “bullo” ha un alto livello di autostima, si sente forte, superiore agli altri. È un ragazzo sveglio che riesce negli sport e nelle attività di gruppo. Generalmente ha un rendimento scolastico sufficiente, che tuttavia può abbassarsi nel tempo. Completano il profilo un basso livello di sopportazione delle frustrazioni e notevoli abilità manipolatorie.
Nel tempo il comportamento aggressivo e prevaricatore di questi soggetti può sfociare in altri comportamenti problematici, come l’alcolismo, la criminalità o l’abuso di sostanze.

Il profilo della Vittima

Esistono alcune caratteristiche maggiormente presenti in questi soggetti. Si tratta di ragazzi che si sentono più deboli dei coetanei e del bullo inbambino che prova a difendersi con i pugni chiusi particolare; generalmente non mettono in atto comportamenti assertivi, sono contrari alla violenza e quindi impossibilitati a difendersi; sono adolescenti che il più delle volte non eccellono negli sport e possono aver paura di farsi male; possono anche appartenere ad una minoranza. Tra i tratti di personalità che li contraddistinguono vi sono sensibilità, prudenza, pacatezza e fragilità.
Nel tempo possono diventare ansiosi e insicuri, ed arrivare ad avere una bassa autostima;
le azioni di bullismo che subiscono, li portano all’esclusione dal gruppo, il rendimento scolastico tende a peggiorare e non parlano a nessuno di quello che subiscono. Le ragioni possono essere diverse: dall’auto-colpevolizzazione, alla vergogna, fino alla paura delle ripercussioni da parte del persecutore.
Una volta diventato bersaglio di molestie, il ragazzino eletto a vittima, potrebbe essere infastidito anche dagli altri compagni, perché ritenuto facile bersaglio, questo rinforzerà il comportamento del bullo che non proverà sensi di colpa nei suoi riguardi.

Esiste una particolare sotto-categoria di vittime definita della “vittima provocatrice”. In questi casi i comportamenti aggressivi sono provocati attivamente, il ragazzo agisce e subisce le prepotenze come se fosse contemporaneamente un bullo ed una vittima. In questi casi è presente una caratteristica combinazione di atteggiamenti ansiosi e aggressivi, può trattarsi di un ragazzo iperattivo e inquieto, con la tendenza a controbattere e prevaricare i compagni più deboli.

Il Bullismo nel Tempo

Una volta che persecutori e vittime si sono insediati nel loro ruolo, non è facile uscirne. È molto frequente invece che continuino a recitare la stessa parte all’infinito, pena la perdita della propria identità.
Questo stile comportamentale produce effetti che si protraggono nel tempo tanto per chi agisce che per chi subisce prepotenze.
- I bulli vedono spesso abbassarsi il proprio rendimento scolastico, possono soffrire di disturbi della condotta legati all’incapacità di rispettare regole e possono presentare difficoltà relazionali. Nel tempo tendono a subire ripetute bocciature, fare propri comportamenti devianti ed antisociali come crimini, furti ed atti di vandalismo, diventare aggressivi in famiglia o sul lavoro.
- Le vittime possono lamentare sintomi fisici come mal di testa o mal di pancia, sintomi psicologici come disturbi del sonno, incubi ed attacchi di panico, problemi di concentrazione e di apprendimento, calo del rendimento scolastico, rifiuto scolastico e svalutazione della propria identità. A lungo termine possono andare incontro a vere e proprie depressioni, comportamenti autodistruttivi, abbandono scolastico, insicurezza, ansia, problemi nell’adattamento socio-affettivo e ritiro sociale.

Il Bullismo - Campanelli d'Allarme

È possibile individuare vari comportamenti che possiamo considerare veri e propri campanelli d’allarme.ginocchio sbucciato
Il ragazzo vittima di bullismo potrebbe per esempio essere riluttante ad andare a scuola (anche adducendo mal di stomaco, mal di testa etc.); avere frequenti sbalzi d’umore (per esempio una ragazza potrebbe essere molto tesa, lamentosa e triste dopo la scuola); dormire male e/o fare brutti sogni; tornare a casa con i vestiti stracciati o sgualciti, oppure con i propri oggetti personali rovinati; non portare mai a casa compagni di classe e non frequentarli mai oltre l’orario scolastico; diminuire il rendimento scolastico.
Nei casi più gravi la vittima potrebbe arrivare a nascondere lividi, ferite, tagli o graffi che comunque non saprebbe spiegare; o addirittura chiedere o rubare denaro ai familiari.
Il bullo invece potrebbe riproporre il proprio stile relazionale aggressivo anche in altri contesti; per esempio prendendo in giro qualcuno in maniera ripetuta o pesante, danneggiando oggetti, rimproverando, intimidendo, minacciando o picchiando persone.

Il Bullismo - Come contrastarlo

Per combattere il fenomeno e' fondamentale intervenire precocemente finché sussistono le condizioni per modificare gli atteggiamenti inadeguati. Tutti gli adulti di riferimento possono fare qualcosa per prevenire e contrastate il bullismo: genitori, insegnanti, esperti in dinamiche relazionali.

I Genitori

I genitori hanno un ruolo determinante, hanno il compito di lavorare sugli importanti temi del rispetto e dell’aiuto reciproco, del sostegno e della partecipazione sociale.
Spesso sono gli unici a poter osservare i campanelli d’allarme, il che ha una grandissima rilevanza poiché difficilmente i ragazzi parleranno esplicitamente: le vittime saranno reticenti a causa della paura, del giudizio o della vergogna, e i bulli non si esprimeranno per evitare paternali e prediche e perché non considereranno quello del bullismo come un problema.
Una volta riconosciuto il problema i genitori possono lavorare per favorire il dialogo senza atteggiamenti colpevolizzanti e/o punitivi, comunicare costantemente con la scuola, prestare attenzione ai vissuti emotivi del proprio figlio. Sarà importante incoraggiare il ragazzo a sviluppare le proprie caratteristiche positive e le sue abilità, stimolandolo a stabilire relazioni con i coetanei senza isolarsi.
Alle volte può essere utile rivolgersi a degli esperti.

Gli Insegnanti

Gli insegnanti d‘altro canto possono apportare interventi preventivi sul gruppo classe con il fine di promuovere e favorire la mentalità del rispetto e Insegnante alla lavagnadella solidarietà fra i ragazzi. Possono collaborare con le famiglie per individuare i segnali più o meno sommersi che i ragazzi manifesterebbero.
Punire il bullo e iperproteggere la vittima non sembra dare risultati positivi duraturi e rischia di etichettare i ragazzi; in questi casi è consigliabile dare rinforzi positivi rispetto al buon comportamento dei compagni, responsabilizzare la vittima ed aiutare il bullo nel cambiamento facendogli capire che quello che si condanna non è lui ma il suo comportamento.

  
La Psicoterapia

Il contesto terapeutico familiare è spesso molto utile in questi casi.
La terapia familiare sarà orientata:
Acrobati in equilibrio- a sostenere i genitori nell’aiutare i propri figli in questo particolare momento della loro crescita; l’immagine di sé del ragazzo in questi casi può non corrispondere alla realtà: come in uno specchio deformante il ragazzo può vedersi più o meno forte, efficace o degno di stima. I genitori, incoraggiati, possono restituirgli un immagine più realistica di quella percepita. Inoltre i ragazzi tendono ad utilizzare i genitori come modello, quindi tramite la fondamentale risorsa dei familiari, è possibile fornire schemi di comportamento adeguati, soprattutto rispetto alla gestione dei conflitti.
- a lavorare sul riconoscimento delle emozioni proprie ed altrui: poiché sia nelle vittime che nei prevaricatori sembra esserci una difficoltà nel riconoscere le emozioni.
Per le vittime, infatti, è difficile riconoscere gli specifici segnali emotivi relativi alla rabbia; da un lato tali difficoltà potrebbero impedire al bambino di riconoscere l’altro come potenziale aggressore e quindi di difendersi, e dall’altro non leggere tale emozione nell’altro potrebbe favorire l’utilizzo di modalità relazionali che finiscono con il provocare ulteriormente in modo involontario.
Per i bulli, invece, si riscontra una generale immaturità nel riconoscimento delle emozioni, soprattutto per quanto riguarda l’empatia.
- ad aiutare il ragazzo vittima di prevaricazioni ad elaborare i propri vissuti raccontando con chiarezza, fermezza e senza timore le situazioni di cui è stato protagonista, recuperando il controllo della situazione, imparando a proteggersi da solo e riacquistando la fiducia in sé stesso. I risultati di questo lavoro si ripercuoteranno positivamente anche sull’autostima traendo dalle esperienze negative nuova forza e risorse personali.

Dott.ssa Isabella Biondi
Psicologa, Psicoterapeuta
348 7860508


Solidarietà di un piccolo grande cuore

ci segnala questa meravigliosa storia di solidarietà

Quando i bambini sono protagonisti ,non c'è cancellata che riesce a dividere...

Giovanni è un bambino un po’ speciale. Ha dieci anni e frequenta una scuola Primaria di Parma.
Si è messo in testa di aiutare altri bambini birmani, dopo avere sentito raccontare la loro storia non priva di difficoltà e, sostenuto dai suoi genitori, ha promosso una lotteria per raccogliere fondi con lo scopo di coprire con i vetri una scuola birmana per proteggere i bambini dalle piogge monsoniche. In palio ha messo i giochi più belli, quelli ai quali teneva di più.

È così che Giovanni è diventato per tutti il vetraio di Yangon. Giovanni poi, insieme a suo fratello Emanuele, è potuto andare quest’estate a vedere questa scuola in Birmania.


Quando i bambini sono protagonisti ,non c'è cancellata che riesce a dividere...

Giovanni è un bambino un po’ speciale. Ha dieci anni e frequenta una scuola Primaria di Parma. Si è messo in testa di aiutare altri bambini birmani, dopo avere sentito raccontare la loro storia non priva di difficoltà e, sostenuto dai suoi genitori, ha promosso una lotteria per raccogliere fondi con lo scopo di coprire con i vetri una scuola birmana per proteggere i bambini dalle piogge monsoniche. In palio ha messo i giochi più belli, quelli ai quali teneva di più.
È così che Giovanni è diventato per tutti il vetraio di Yangon. Giovanni poi, insieme a suo fratello Emanuele, è potuto andare quest’estate a vedere questa scuola in Birmania. È così che Giovanni ha incontrato un bambino come lui che si chiama Min Min Thu e, che per vivere, vende guide turistiche con dei disegni che lui stesso produce. Min Min Thu, prima che Giovanni partisse per l'Italia, gli ha regalato i suoi disegni. L'oggetto più prezioso che aveva. Come i giocattoli di Giovanni nella sua lotteria.
Giovanni non conosce la lingua birmana, ma prima di andarsene, in mezzo alla strada ha salutato i suoi i bambini davanti alla scuola giocando con grande abilità con il suo “diablo”, un gioco circense portato dall'Italia, che richiede grande abilità. E tutti a guardare dai cancelli della scuola divertiti. È così che i bambini dicono a noi adulti che sanno essere protagonisti e a parlare con disinvoltura “senza” parole a tutti, con generosità e naturalezza.

Una testimonianza che ci ha voluto regalare Giuseppe Malpeli, presidente dell'Associazione per l'amicizia Italia-Birmania

È così che Giovanni ha incontrato un bambino come lui che si chiama Min Min Thu e, che per vivere, vende guide turistiche con dei disegni che lui stesso produce. Min Min Thu, prima che Giovanni partisse per l'Italia, gli ha regalato i suoi disegni. L'oggetto più prezioso che aveva. Come i giocattoli di Giovanni nella sua lotteria.

Giovanni non conosce la lingua birmana, ma prima di andarsene, in mezzo alla strada ha salutato i suoi i bambini davanti alla scuola giocando con grande abilità con il suo “diablo”, un gioco circense portato dall'Italia, che richiede grande abilità. E tutti a guardare dai cancelli della scuola divertiti.


È così che i bambini dicono a noi adulti che sanno essere protagonisti e a parlare con disinvoltura “senza” parole a tutti, con generosità e naturalezza.
Una testimonianza che ci ha voluto regalare Giuseppe Malpeli, presidente dell'Associazione per l'amicizia Italia-Birmania

Bullismo, consigli ai genitori


bullismo-bambina-esclusa-dal-gruppo

Aggressioni fisiche, prese in giro o dicerie e maldicenze ripetute all'infinito nel tempo verso i più deboli: il bullismo, in tutte le sue forme continua a essere un fenomeno molto diffuso nell'ambiente scolastico. Che si auto-alimenta in una spirale, tra silenzio, paura, o tacita approvazione dei compagni, che rende il bullo sempre più forte. Come si può tutelare il proprio figlio? I consigli degli esperti per affrontare la situazione

Ogni mattina si ripete la stessa scena: il ragazzino accampa un sacco di scuse, mette il muso, dice di sentirsi poco bene... Sembra proprio che la scuola, improvvisamente, sia diventata un incubo e lui non vorrebbe mai andarci. Ma non parla, elude tutte le domande di mamma e papà ed è chiuso come un riccio. In una situazione di questo genere, ai genitori il dubbio può sorgere spontaneo: per caso, non è che mio figlio sia vittima di atti di bullismo?
Il fenomeno, sempre più spesso al centro di fatti di cronaca, coinvolge bambini e ragazzi dalla scuola primaria alle superiori, pur se con forme diverse (secondo gli studi degli ultimi 15 anni, e i dati Eurispes-Telefono Azzurro, la fascia media di 'punta' è tra i 7-9 anni, nel corso della scuola primaria e poi verso i 12-15 anni, tra medie e superiori).
E, purtroppo, non è una realtà di poco conto e neppure una 'novità' (anche se oggi, forse, se ne parla di più). Non a caso, dal 2007 il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) porta avanti una serie di programmi di prevenzione e ha istituito un numero verde, 800.66.96.96 e un indirizzo mail, bullismo@istruzione.it, per chiedere informazioni e consigli o segnalare casi di bullismo (dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 19.00).

Quando si può parlare di bullismo

Nonostante il bullismo sia ormai un termine noto, che evoca episodi di aggressività e prevaricazione nell'ambiente scolastico, non è così facile e immediato riconoscerlo.
“Le sue manifestazioni sono molteplici e cambiano anche in base alla fascia di età di chi compie l'atto e chi lo subisce - dice Alfonso Sodano, medico esperto in clinica dell'adolescenza e docente presso la LUDeS di Lugano che da circa 20 anni si occupa del problema, collaborando anche con le scuole.
“Di norma, la vittima è chi risulta più o meno attaccabile, il più fragile che attira gli atti del bullo come se fosse una calamita. A volte, è quello 'troppo piccolo', 'grasso', 'magro' o chi soffre di qualche tipo di handicap”.
Di fatto, è possibile ricondurre le forme attraverso cui il bullismo si esprime a tre 'grandi categorie': fisico (botte, spinte, tormenti), psicologico (esclusione, maldicenza, pettegolezzi di varia natura) e verbale (offese, provocazioni, prese in giro).
In tutti questi casi, secondo gli esperti, quando l'episodio negativo rientra sotto l'etichetta di bullismo (e non si tratta, invece, di un 'normale' conflitto tra bambini o adolescenti), presenta alcune caratteristiche tipiche.
  • La chiara volontà di mettere in atto un comportamento che offenda o faccia male a un altro;
  • l'abuso di potere: il cosiddetto bullo è più 'forte' (non solo in senso fisico) e agisce ai danni di un compagno debole, e comunque più fragile;
  • l'episodio aggressivo si ripete nel tempo in modo sistematico, non è mai sporadico (altrimenti non è più bullismo);
  • l'atto ai danni della vittima avviene di fronte a un pubblico che può approvare o tacere ma, comunque, assiste al comportamento del bullo.
Sulla stessa scia, ribadisce questi punti-chiave anche Gianluca Daffi, collaboratore del Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano e dello SPAEE (Servizio di Psicologia dell’Apprendimento in Età Evolutiva) e autore, con Cristina Prandolini, del saggio Mio figlio è un bullo? (Erickson).
“Per parlare di bullismo è indispensabile che l'offesa perpetuata sia l'esito di un'intenzionale volontà di aggredire che avviene in modo sistematico nel tempo. E tutto si compie ai danni di una vittima con una evidente asimmetria di potere.
Quanti più compagni sono a conoscenza di tali episodi, tanto più il bullo sarà riconosciuto nel suo ruolo agli occhi dei coetanei”.

Come si fa a capire se un bambino è vittima di bullismo

continua a leggere cliccando sul seguente link http://www.nostrofiglio.it/bambino/bambino-6-14-anni/scuola-primaria/bullismo-consigli-ai-genitori

domenica 8 febbraio 2015

DocentiSenzaFrontiereOnlus

Per l'istruzione (e non solo) dell'adolescenza nel mondo è nata in Italia da qualche anno l'associazione Docenti Senza Frontiere Onlus

LA NOSTRA STORIA

17 settembre 2011 - Docenti Senza Frontiere Onlus, nasce all’interno dell’Istituto Comprensivo Aldeno Mattarello di Trento. L’idea di costituire un’associazione Nazionale che possa essere di supporto a realtà scolastiche svantaggiate sia nei nostri territori sia nei Paesi in via di Sviluppo nasce da un confronto aperto tra un gruppo di docenti coinvolti, con le proprie Scuole dal 2007, in progetti di Gemellaggio Internazionale. Un’associazione senza fini di lucro, che si rifà ai principi di solidarietà e mutualità, con lo scopo di diffondere i valori della finanza etica utilizzando gli strumenti dello “sviluppo sostenibile” per migliorare la vivibilità nei contesti scolastici. Lo scopo di questo progetto è di rendere disponibili competenze e sensibilità nei settori dell’educazione e della vita scolastica per poter contribuire a creare un’infrastruttura capace di supportare:
 
-  programmi di intervento sui grandi temi di interesse pubblico in riferimento al Diritto allo studio;
- altre associazioni già attive sui territori, fornendo progetti in ambito educativo;
- gemellaggi fra scuole e programmi di sostegno scolastico a distanza attraverso la cooperazione di comunità, strategia di fondo che dà la traccia del nostro intervento;

Con tale iniziativa si desidera dimostrare che i Docenti della Scuola Pubblica, sempre più spesso rimproverata, criticata, sacrificata e privata dei propri strumenti, sanno e vogliono interpretare le trasformazioni e i mutamenti sociali e intendono promuovere nuove soluzioni e nuove forme di comunicazione fra scuola e famiglia, fra scuola e alunni e fra scuola e territorio. Interessare e coinvolgere direttamente le famiglie, con finalità e obiettivi condivisi, è il principale traguardo a cui ambisce il nostro programma.

La scelta di proporre un negozio solidale è stata voluta per valorizzare un percorso di Finanza Etica bocciando fin da subito la ricerca di risorse attraverso la logica delle donazioni tramite SMS, strumento validissimo per le emergenze ma sempre più sfruttato e abusato da molte associazioni.

La cultura della sostenibilità è la chiave del futuro, insieme ad una cooperazione partecipata fondata in primo luogo sulla costruzione di relazioni che permettano ad entrambe le comunità in gioco di affrontare le sfide del presente guardandosi reciprocamente e reciprocamente aiutandosi ad individuare i punti di forza su cui far leva. Principi e valori come: condivisione, concertazione, competenze e sensibilità, consenso e visibilità, inclusione e pluralità, innovazione e pari dignità della cittadinanza attiva sono parte di un percorso da fare insieme, da condividere, un progetto che si rafforzerà grazie al contributo di tutti, sia docenti che genitori.

Attraverso il negozio solidale desideriamo raggiungere i seguenti obiettivi:

- presentare un servizio alle famiglie per favorire quel principio di autosostenibilità indicato nella nostra carta dei Principi;
-  proporre un ritorno alla sobrietà attraverso strumenti scolastici neutri, privi di personaggi televisivi e senza griffe. Riportare all’interno della scuola e della famiglia il valore della sobrietà e del bello anche senza acquisti firmati.
-  stimolare e favorire il mercato della Finanza Etica;
-  suggerire Prodotti con materiale riciclato, ecologici e sostenibili;
- proporre oggetti didattici dell’Artigianato Italiano e del mercato Equo Solidale;
- proporre articoli personalizzati dall’Associazione o da altre Scuole italiane per veicolare e trasmettere con nuove forme di comunicazione “Campagne di Sensibilizzazione ed Educative”
- destinare i ricavi al finanziamento dei progetti di solidarietà locale ed internazionali.

È un progetto aperto e rivolto a tutti i docenti delle Scuole italiane, chi desiderasse ricevere informazioni o volesse partecipare per la nascita dei gruppi regionali ci può contattare alla seguente e-mail

info@docentisenzafrontiere.org
Ogni Vostro consiglio è necessario e ben accolto!
Vi ringraziamo e ci auguriamo di saper corrispondere ed interpretare al meglio le Vostre aspettative.

la pagina su facebook
https://www.facebook.com/pages/Docenti-Senza-Frontiere/163745877012621
 

il sito web http://www.docentisenzafrontiere.org/it/

giovedì 5 febbraio 2015

UNICEF contrasta i matrimoni precoci

http://www.unicef.it/bambinenonspose
Bambine, non spose

L'8 marzo è una festa per le donne in tutto il mondo, ma difficilmente lo è anche per le decine di milioni di bambine e adolescenti che sono state costrette a rinunciare all'infanzia, alla scuola e a gran parte della propria libertà per sposarsi.

L'UNICEF contrasta il fenomeno dei matrimoni precoci favorendo l'accesso all'istruzione primaria per tutte le bambine, assistendo i governi dei Paesi in via di sviluppo nell'elaborazione di norme più rispettose dei diritti delle bambine e delle donne e sensibilizzando le comunità locali.


http://www.unicef.it/doc/4622/francesco-totti-aderisce-a-8marzodellebambine.htm
Francesco Totti aderisce a #8marzodellebambine
Il calciatore, capitano della Roma e Ambasciatore dell’UNICEF Italia Francesco Totti ha aderito all’iniziativa "#8marzodellebambine - Bambine non spose" contro i matrimoni precoci, lanciata dall’UNICEF Italia in occasione della Giornata Internazionale della Donna.

«Per sottolineare il dramma dell’infanzia negata di milioni di bambine, abbiamo deciso di promuovere l’iniziativa #8marzodellebambine - Bambine non spose» ha ricordato il Presidente dell’UNICEF Italia Giacomo Guerrera.

«Il matrimonio precoce è una violazione dei diritti umani fondamentali e influenza tutti gli aspetti della vita di una ragazza: nega la sua infanzia, compromette l’istruzione limitando le sue potenzialità, mette in pericolo la sua salute e aumenta il rischio di essere vittima di violenze e abusi.

Circa 70 milioni di donne nel mondo in via di sviluppo (esclusa la Cina) tra i 20 e i 24 anni, oltre una su tre, si sono sposate prima dei 18 anni. Se la tendenza attuale proseguirà, entro il 2020, 142 milioni di bambine si sposeranno prima di aver compiuto 18 anni. Parliamo di 14,2 milioni di bambine ogni anno, vale a dire 37.000 ogni giorno.

Vorrei ringraziare Francesco Totti per questo gesto di solidarietà, come anche il nostro testimonial Andrea Lo Cicero e le tante persone che si stanno mobilitando per questa iniziativa. Un ringraziamento particolare a Paola Saluzzi, Goodwill Ambassador dell’UNICEF Italia e nostra testimonial in questa iniziativa, che in un video-messaggio si è fatta interprete delle voci di piccole spose bambine alle quali è stata negata l'infanzia» ha concluso il Presidente dell'UNICEF Italia.


http://www.unicef.it/doc/5566/matrimoni-precoci-africa-si-muove.htm
#endchildmarriagenow, l'Africa si muove contro i matrimoni precoci
 
UNICEF e UNFPA [Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione] hanno accolto con soddisfazione la prima campagna dell’Unione Africana (#endchildmarriagenow) contro i matrimoni precoci, lanciata ieri ad Addis Abeba (Etiopia).

Questa  pratica ha negato l’infanzia a oltre 17 milioni di ragazze – una su tre – in tutto il continente. A livello globale, 9 dei 10 Stati con la più alta incidenza di matrimoni precoci si trovano in Africa: Niger (75%), Ciad e Repubblica Centrafricana (68%), Guinea (63%), Mozambico (56%), Mali (55%), Burkina Faso e Sud Sudan (52%) e Malawi (50%).

«Abbiamo ascoltato persone provenienti dall’Africa interessate a far crescere la loro voce. Ciò a cui abbiamo assistito è un ampio movimento collettivo di leader e organizzazioni che dicono no ai matrimoni precoci» dichiara Martin Mogwanja, Vicedirettore dell’UNICEF.

«Questa spinta degli Africani per gli Africani non deve fermarsi fino a quando ogni ragazza in ogni famiglia e in ogni comunità non avrà il diritto di raggiungere il suo diciottesimo compleanno prima di sposarsi.»

Sebbene la società civile africana faccia da molti anni pressioni sul problema dei matrimoni precoci, questa è la prima volta che un così grande numero di esponenti governativi, delle organizzazioni, delle Agenzie ONU e di singoli individui - incluse giovani e bambine - si impegnano a porre fine a questa pratica.

Non agire costa più che intervenire
«I dati parlano chiaro: il matrimonio precoce è innanzitutto una grave minaccia per la vita delle giovani ragazze e per la loro salute, le prospettive future e rappresenta una violazione dei loro diritti umani fondamentali» afferma Julitta Onabanjo, Direttore UNFPA per la regione dell’Africa Orientale e Meridionale.

«Non fare nulla costa, in termini di diritti non realizzati, delle potenzialità personali e delle opportunità per lo sviluppo vanificate, di gran lunga più di quanto costi intervenire per affrontare il problema. Insieme possiamo porre fine ai matrimoni precoci, come sta accadendo in Etiopia, Malawi, Niger e in molti altri paesi».

La campagna durerà, inizialmente, per un periodo di due anni con lanci a livello nazionale promossi in 10 paesi. Altri Stati hanno mostrato interesse ad aderire all'iniziativa. Obiettivo della campagna sarà principalmente di aumentare la consapevolezza dell’impatto che i matrimoni precoci hanno sulle ragazze e sulla società.

Quando una bambina è costretta a sposarsi, spesso proviene da una famiglia ai margini della società. Occorrono impegni politici decisi, per adottare leggi appropriate e misure a livello istituzionale, sociale ed economico,. per mettere fine a questa pratica.

«Ho subìto un matrimonio forzato e ho sofferto molto» ha raccontato Barira, una diciassettenne del Niger, fuggita dopo esser stata sposata con un adulto all’età di 15 anni. «Mi minacciava per qualsiasi cosa, ogni volta che aprivo bocca.

Sono fuggita. Ho incontrato delle persone sulla strada che mi hanno riportato dai miei genitori. Loro volevano che tornassi indietro e che vivessi con lui, ma mi sono rifiutata. Insistevano, sostenendo che fosse un membro della famiglia e che io non ero nella condizione di poter dire no. Non ho potuto accettarlo, mi picchiava. È stato tutto molto difficile.»

Oltre a UNFPA e UNICEF, la campagna #endchildmarriagenow annovera tra i numerosi partner la Fondazione Ford, UNECA, Save the Children, Plan International, Africa Child Policy Forum (ACPF) e il Dipartimento del Regno Unito per lo Sviluppo Internazionale (DFID).

martedì 3 febbraio 2015

Donna e prevenzione

Lo studio delle più gravi patologie ginecologiche ha dimostrato che la prevenzione risulta la forma più efficace di cura. Sottoporsi a controlli periodici a tutte le età garantisce una sicura protezione.

L’importanza della visita ginecologica è spesso sottovalutata dal mondo femminile, ma la visita di controllo ginecologico è una grande risorsa per la donna che sente la necessità di rimanere in armonia con il proprio corpo.

È praticamente inscindibile dalla sfera sessuale, condiziona attraverso la ciclicità ormonale i nostri giorni, è un tesoro da preservare per le future gravidanze e da conoscere per affrontare al meglio fasi delicate della vita come l’adolescenza, la maternità e la menopausa.

L’adolescente deve prendere coscienza del proprio intimo e della propria sessualità ed è giusto farlo in maniera responsabile e consapevole: va informata in materia di contraccezione, prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse e possibilità di eseguire il vaccino contro il papilloma virus, il primo vaccino in grado di prevenire una patologia tumorale.

Dai 20 ai 40 anni il corpo della donna matura ed il ruolo del ginecologo è prezioso nell’assicurare una corretta interpretazione alla presenza di segnali, curando i piccoli disturbi ed intercettando vere patologie, garantendo che, in questa fase, il corpo femminile venga mantenuto in salute e che la fertilità sia preservata.

Nell’epoca della pre-menopausa si possono manifestare cicli mestruali irregolari e molto abbondanti o addirittura metrorragie (cicli emorragici). Tali episodi sono per lo più dovuti a transitori disequilibri ormonali: se da una parte il compito del ginecologo è tranquillizzare e risolvere la disfunzione ormonale, dall’altra deve essere quello di controllare che effettivamente non siano sottese patologie organiche di maggior rilevanza.

E veniamo alla menopausa: una fase della vita che per molte donne rappresenta una riscoperta di se stesse ed una fase emotivamente ricca; in questa fase a volte la donna riferisce segnali nuovi del corpo, che non riconosce. È solo un adattamento ad un nuovo equilibrio, per il quale esistono diverse soluzioni che permettono alla donna di recuperare e mantenere il benessere psico-fisico.

L'Equipe dello Studio Medicom da sempre è molto sensibile e attenta alla salute della donna e si mette a disposizione con le seguenti specializzazioni:

Ginecologia
Ostetricia
Senologia
Colposcopia - HPVEcografie Ginecologiche Pelvica e Transvaginale
Ecografie Ostetriche I-II-III trimestre
Infertilità
Menopausa
Osteoporosi
Endocrinologia dell’infanzia

Inoltre...

-Nutrizione
-Cardiologia
-Ortopedia
-Fisioterapia
-Riabilitazione Pelvica
-Psicologia
-Otorinolaringoiatra
-Dermatologia
-Medicina Estetica
-Ipnosi Benemegliana e Coaching Emozionale

Lo Studio Medicom si trova a Roma in via Paolo Segneri 14 (Stazione Trastevere) - tel. 06 5816695

http://studiomedicom.it