mercoledì 1 ottobre 2014

Star male, star meglio

Brano estrapolato dal libro "Cambia il corpo, cambia la vita"

Tutti di tanto in tanto, proviamo sentimenti e sensazioni che vorremmo non provare. Persino i neonati! Quando un neonato ha fame, o ha freddo, o si sente a disagio, piange: è il suo modo di chiedere aiuto.
Quasi tutti, giovani o vecchi, abbiamo messo a punto qualche sistema per far fronte agli stati d'animo spiacevoli e ai problemi emotivi, e per chiedere aiuto agli altri.


In questo capitolo parleremo dunque di questi stati d'animo e dei vari sistemi che gli adolescenti si sono inventati per sopportarli e superarli.
Parlare di depressione e di sofferenza non è molto divertente, e a molti, a quasi tutti forse, i "problemi" emotivi fanno paura, perché sembrano così incomprensibili, e quello che non si capisce spaventa sempre un po'. In un certo senso, è più semplice far fronte a un malessere fisico, come il mal di stomaco, o una gamba rotta. Le emozioni non si "aggiustano" altrettanto facilmente.

E' nostra speranza che leggere quello che ne dicono altri ragazzi e ragazze ti farà sentire meno solo quando stai male, e che tu possa trarne qualche idea utile per aiutarti a stare meglio, o a chiedere agli altri di aiutarti, e anche per aiutare i tuoi amici quando ti sembra che stiano male. Ma, soprattutto, ci piacerebbe che, dopo aver letto questo capitolo, i "malesseri" emotivi potessero sembrarti un po' meno inconprensibili.

Altalena emotiva
Quasi tutti gli adolescenti si sentono in preda a un guazzabuglio di emozioni ora pazzesche, ora bellissime, oppure orribili, o contraddittorie. Moltissimi provano sensazioni e sentimenti diversissimi, tutti insieme e riguardo a una stessa cosa. Per esempio, ti sarà capitato di amare e di odiare contemporaneamente i tuoi genitori, o la scuola, o te stesso, o di trovare nello stesso tempo esaltante e terrorizzante l'idea che, tra non molto, dovrai cavartela da solo. Oppure, in un dato momento ti troverai in un certo stato d'animo, e il movimento dopo nello stato d'animo opposto.
Questa continua altalena emotiva può essere molto stancante e confonderti completamente le idee. E poi, in queste condizioni, prendere decisioni risulta praticamente impossibile! Di conseguenza ti sentirai turbato dalla tua stessa instabilità emotiva. Ti verrà voglia di isolarti dagli altri, o di tormentarli, di litigare per un nonnulla, o di piangere in modo incontrollabile, o di ridere di nulla e di tutto.

Ci disse Jim, quattordici anni:
Secondo me, se uno continua a cambiare di umore come succede a me, perde la bussola, perché non sa più qual è la realtà. E non sono le circostanze esterne, è tutto dentro. E se uno non ha il controllo su quello che gli succede dentro, come farà a distinguere la realtà fuori di lui? E questo che mi spaventa.

Molti adolescenti ci hanno detto di sentirsi particolarmente fragili in certe occasioni speciali, come il compleanno, le vacanze, o l'anniversario di eventi importanti. anche se hanno aspettato quel giorno per settimane, o addirittura mesi, quando poi arriva, scoppiano in lacrime, o si mettono a litigare con i genitori, o corrono a chiudersi in camera.
Gli anni dell'adolescenza sono anni di grandi speranze e di grandi delusioni, in cui tutto assume un'importanza particolare.

Caryn ci descrive il giorno del suo diciottesimo compleanno:
Il sabato e la domenica del mio diciottesimo compleanno i miei genitori ci hanno offerto, a me e a mia sorella, una vacanza in albergo. Era molto carico, ma io avevo nostalgia del mio ragazzo, che era rimasto a casa. I miei genitori si aspettavano che io fossi felice di averli lì con me, e a me sembrava che avevo il dovere di farmi vedere felice. La mattina del mio compleanno però mi sentivo da cani, e sono scesa a colazione col broncio, ed è stato orribile per tutti. A pranzo mia madre si era accordata col cameriere per farmi portare in tavola un'enorme torta di compleanno, invece lui se ne era dimenticato, e non c'è stata nessuna torta. Quando mia madre ha cercato di spiegarmi quello che era successo, io sono scoppiata a piangere e sono corsa in camera mia. Ho continuato a piangere per tutto il giorno. L'indomani mio padre mi ha detto che ero la ragazza più egoista che avesse mai conosciuto.

Forse l'infelicità di Caryn il giorno del suo compleanno era dovuta in parte ai sentimenti contraddittori che ispira sempre l'idea di diventare grandi, come spiega Laurel:
Circa un mese prima del mio diciassettesimo compleanno ho passato un periodo di grande infelicità. Piangevo, ero depressa, come se sopra di me passasse una nube nera. Era come se solo allora vedessi la realtà, cioè che diventavo grande. Come se improvvisamente mi rendessi conto che dovevo fare la persona adulta, mentre ero ancora soltanto una ragazzina. E che non avrei mai più avuto sedici anni, o quindici, o quattordici.

Diventare grandi è bello e brutto insieme. Molti adolescenti ci hanno detto come sia difficile per loro accettare i compleanni, perché ciascuno significa lasciarsi alle spalle un pezzo d'infanzia. Da un lato è un'idea esaltante, perché vuol dire maggiore libertà e maggiore autonomia. Dall'altro però, significa maggiori responsabilità.
A volte basta un niente a cambiarti l'umore: un'espressione sul viso di tua madre, una canzone triste alla radio, il cane che uggiola per farsi coccolare. Di qualunque cosa si tratti, una volta che ha fatto scattare quella certa cosa, ti travolge completamente.

Così ci descrive la situazione Mathew, di quindici anni:
Ti senti come se ti crollasse tutto addosso. Tutto addosso a te. A tutti gli altri la vita va che è una meraviglia. Soltanto a te va tutto storto. sei l'unico sfortunato. Non puoi negarlo. Non puoi sfuggirci.

L'adolescenza è un periodo di transizione. Non sei ancora un adulto, ma non sei più un bambino. E molti adolescenti non i sentono troppo sicuri di riuscire a cavarsela nel mondo. I problemi e le decisioni sembrano di portata schiacciante. Va un po' meglio se troviamo rispetto e comprensione nelle persone che ci circondano; ma quando non ci prendono sul serio, la sofferenza diventa pesante.

Ci disse Beth:
I problemi degli adolescenti sono molto reali. Non sono fasulli o poco importanti. La prima cotta, il primo amore, decidere che facoltà scegliere, cercare lavoro: dico, non sono mica sciocchezze, e i genitori dovrebbero prenderle sul serio.Conosco certi genitori che dicono: "Oh, sono cose da niente. Tu, se non altro non devi preoccuparti di avere sempre il piatto pieno". Ma se uno ha un problema da risolvere, non importa se è giovane; se per lui è uno problema serio, è un problema serio. Se i nostri genitori ci danno l'impressione che i nostri problemi non contano, noi cresciamo con l'idea che le nostre sensazioni non contano. E' come pensare che noi, come persone, non contiamo.

Ci sono momenti in cui il peso dei nostri problemi è troppo schiacciante, non si può più reggere. Alcuni degli adolescenti intervistati ci hanno detto che in quei momenti vorrebbero solo mettersi a letto ed essere coccolati.

Racconta Luke:
Certe volte mi viene come una depressione. Dentro di me so benissimo che, volendo, potrei uscirne. Ma non sempre ne ho voglia. Certe volte mi va di darmi per vinto, e di fare come un bambinetto depresso che frigna e piange e si tira le coperte sopra la testa. E voglio la mia mamma, che ci pensi lei a me.

E Terry, quindici anni:
Quando sono depressa, vado a casa e mi sdraio sul letto. Non faccio niente, non dico niente. Me ne sto lì, a fissare il soffitto. Non è che mi piaccia, ma qualunque altra cosa è troppa fatica.

E' naturale sentirsi così, di tanto in tanto. Ma se ti succede spesso, e se la depressione ti dura a lungo, più di un paio di settimane, potrebbe essere una buona idea cercare di mettere per iscritto le tue sensazioni, o cercare qualcuno con cui parlarne.

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