martedì 30 settembre 2014

L'amore

Brano estrapolato dal libro "Cambia il corpo, cambia la vita"

Quando due persone si innamorano, si crea tra loro un legame di gioia: si trovano buoni e belli reciprocamente; sono contenti di stare insieme. Con l'evolversi del loro amore, la fiducia e l'impegno reciproci si fanno più profondi, e più si conoscono, più aumenta la loro intimità.
Durante l'adolescenza, molti ragazzi e ragazze si innamorano per la prima volta. In certi casi l'innamoramento si trasformerà in amore durevole, rispettoso dell'altro. Il più delle volte, invece, si tratta di una intensa esperienza emotiva che dura poco, e poi cambia oggetto.

Questi rapporti, brevi ma intensi, possono essere molto esaltanti. Ci disse Janet, tredici anni:
Sono andata a una festa con il mio ragazzo, e lì, mentre ballavo un lento con un altro ragazzo, mi sono innamorata di quest'altro. Mi dispiaceva far del male al mio ragazzo, ma volevo solo stare insieme a quell'altro. Quando mi toccava mi venivano i brividi per tutto il corpo, e mentre ballavamo mi sembrava di galleggiare su una nuvola.

Chi l'ha provata sa quanto possa essere intensa questa esperienza. Certi non riescono più a mangiare né a dormire e non riescono a pensare ad altro che alla persona amata. Si passa il tempo a fantasticare sull'altro e a immaginarsi romantiche scene d'amore.

Disse Bruce, quattordici anni:
Se sto leggendo un libro o guardando la TV, tutto ad un tratto i protagonisti siamo noi, io e Wendy, in qualche posto solitario, che ci baciamo e ci tocchiamo e ci guardiamo negli occhi.

Spesso uno dei due è più infatuato dell'altro. Si può anzi avere una vera e propria infatuazione per qualcuno praticamente sconosciuto come è successo a Noelle:
In terza media ero innamorata pazza di Burt Reynolds. Pensavo continuamente a lui. Andavo a vedere tutti i suoi film e ogni volta che compariva alla televisione dovevo rimanere in casa a guardarlo. I miei genitori erano furibondi perché certe volte avevano deciso di andare tutti insieme da qualche parte e io mi rifiutavo perché dovevo guardare la televisione. Gli avevo scritto un paio di volte, e una volta lui mi aveva risposto. Per me questo era molto importante perché ero sicura che, se ci fossimo incontrati, anche lui si sarebbe innamorato di me.

Essere innamorati di qualcuno che non ricambia il nostro amore è un'esprienza molto dolorosa. La sta provando Brendan, sedici anni:
Ho preso una brutta cotta per la sorella di un mio amico. E' un po' più grande di me e so già che non accetterebbe di uscire, perché una volta gliel'ho chiesto e lei ha detto di no. E' stata molto gentile, ma era un no. Il guaio è che non riesco a fare a meno di pensare che in realtà potremmo stare benissimo insieme se solo mi desse la possibilità di dimostrarglielo. Ma uno può innamorarsi di chi vuole, ma se l'altro non ricambia, non c'è niente da fare.

Ancora più doloroso è continuare ad amare qualcuno che non ci ama più. Molti adolescenti che abbiamo conosciuto erano in preda ad una profonda depressione per essere stati lasciati dal ragazzo o dalla ragazza. Può essere un momento molto difficile della vita. Si ha l'impressione che nulla più conti, che nulla valga più la pena.

Così descrisse i suoi sentimenti una ragazza di diciassette anni, Geri:
Ho la sensazione che la mia vita sia finita, che non ci sarà più niente che valga un sorriso.

Anche se il tempo finisce quasi sempre per rimarginare le ferite d'amore, finché ci si è dentro ci si sente come Geri, che non si potrà essere felici mai più. In questi casi, poterne parlare con un amico, o con i familiari, se si ha abbastanza confidenza, può dare un po' di sollievo.

Molti adolescenti ci hanno rivolto questa domanda:
Come si fa a capire con sicurezza se si è innamorati?"
E' una domanda molto importante, per la quale non esiste un'unica risposta. Le emozioni non si possono misurare o pesare, e ognuno dà dell'amore una definizione diversa.

Becky, diciassette anni, è perplessa:
Io e Don stiamo insieme dalla terza media. Siamo cambiati insieme e perciò sono sicura che è la persona che fa per me. Siamo molto affini. Non litighiamo quasi mai. Abbiamo un vero rispetto l'uno per l'altra, e e c'è qualcosa che non va, ne parliamo e la superiamo. Non è sempre stato così, il che vuol dire che ne abbiamo fatta di strada. Anzi, ne ho visti pochi di rapporti come il nostro tra la gente della nostra età. Eppure, a volte mi domando come sarebbe stare con qualcun altro. A volte vedo uno e penso: "Chissà come sarebbe stare con lui?" E allora mi spavento, perché mi viene il dubbio che questo voglia dire che non sono veramente innamorata di Don.

Durante la prima fase romantica e assoluta dell'innamoramento, non si hanno dubbi: tutto sembra perfetto. Dopo, quando incominciano a sorgere dei problemi (e succede sempre) si vorrebbe non doverci pensare. Si vorrebbero scacciare questi dubbi e ritornare come si era prima. Ma, senza la fase del dubbio, un rapporto non può crescere.
Diversi ragazzi e ragazze ci dissero che, pur non volendo essere sleali nei confronti del proprio ragazzo o ragazza, avrebbero avuto voglia di provare come sarebbe stato con un'altra persona. E' un pensiero allarmante, perché potrebbe voler dire la fine di un rapporto sicuro.

Ci disse Nelson, diciassette anni:
Secondo me sarebbe molto duro lasciarci, dopo tre anni. Io non saprei da dove ricomincianre se con Debbie decidessimo di non stare più insieme. Mi troverei completamente spaesato, a chiedermi "E adesso cosa faccio?"

Moltissime persone tengono in piedi un rapporto perché hanno paura di lasciarsi. Dà sicurezza sapere che ci sarà sempre qualcuno con cui uscire la domenica, qualcuno a cui importa di noi, che vuole passare il suo tempo con noi. Ma la paura (la paura di rimanere soli, la paura di confrontarsi con persone nuove, la paura di fare del male all'altro, la paura di essere rifiutati) non è un fondamento molto saldo per un rapporto.
Se vuoi che il tuo amore cresca e si sviluppi, devi andare oltre la paura.

Alcuni si lasciano indurre al matrimonio dal bisogno di questo tipo di sicurezza, prima ancora di avere risolto i loro dubbi. Confondono il piacere di stare insieme con il desiderio di sposarsi.
L'amoe è una cosa meravigliosa, così romantica, ma assumersi un impegno a lungo termine come il matrimonio è una cosa seria. E' logico avere dei dubbi, appunto perché in gioco c'è tanto.

Non avere fretta, analizza i tuoi dubbi, vai a fondo delle tue paure. E se potete parlarne insieme, è ancora meglio.
Alcuni potrebbero obiettare: "Che importanza ha? L'amore vince tutto". Ma il problema è un altro. Il problema è: "Sei davvero pronto per il matrimonio"?

Accettare gli altri

Brano estrapolato dal libro "Cambia il corpo, cambia la vita"

I sentimenti che abbiamo verso noi stessi influiscono sul nostro modo di porci in rapporto con gli altri. E' un problema che emerse in uno dei nostri incontri a Los Angeles.

Janice, primo anno delle superiori, fece questo intervento:
Ripenso a tutte le volte che ho rifiutato gli altri. Fin dalle elementari, incontravo qualcuno in corridoio e pensavo: "Ecco la tale, è una cretina". Oppure: "Stai alla larga da Richard, è uno stronzo". Era una crudeltà ma è successo davvero, facevo proprio così. E così facevano altri.
Certe volte pensavo: "È una meschinità, non mi piace fare così". Però è un fatto che se sei tu a rifiutare gli altri, allora non sono gli altri che rifiutano te. Dopo non si è contenti di essere così meschini ma nello stesso tempo si è talmente preoccupati di essere accettati, che non ci si ferma a pensare a quello che provano gli altri.

Dunque, ci sono persone che, sentendosi insicure, si ritirano in se stesse e soffrono la solitudine, e altre che, come Janice, fanno esattamente il contrario.
Janice ci disse di aver fatto parte di un piccolo gruppo molto esclusivo che ignorava gli altri o li criticava. Era il loro modo di evitare di sentirsi esclusi, e se a sentirsi esclusi erano gli altri, tanto più si sentivano rassicurati.

Moltissime associazioni, studentesche e non, si basano sull'idea che l'appartenervi sia il segno che si è persone in gamba. Che è come dire che chi non vi appartiene non deve essere tanto in gamba. E' lo stesso principio di tante organizzazioni patriottiche o religiose: noi siamo i meglio, noi abbiamo le verità. E chi la pensa diversamente, necessariamente sbaglia. Le persone che hanno bisogno di sottolineare continuamente di essere meglio, o che le loro idee sono le uniche giuste, probabilmente hanno l'intimo dubbio che, se non sono "meglio" allora non sono nulla.
A volte persino i gruppi che predicano l'amore e la fratellanza hanno questa funzione, e possono essere più chiusi ed esclusivi di altri.

Occorre prendere una certa distanza per riuscire a distinguere quello che siamo come persone e quello che siamo in quanto membri di un gruppo. Ed è appunto prendendo le distanze che si ha la possibilità di scoprire quello che fa di ciascuno di noi un essere unico e irripetibile.

Così ci disse Bill, diciassette anni, del New England:
Al ginnasio, in special modo, per essere tra quelli che contano bisognava fare i duri, prendere il tipo di droga giusto, andare alle feste giuste, eccetera. A me in realtà non corrispondeva, e stavo quasi sempre da cani. Al liceo, invece, è diverso. Ho trovato degli amici che mi accettano per quello che sono. Non ho più l'impressione di dovermi vestire in un certo modo e comportarmi in un certo modo per avere degli amici. Adesso sono contento di non essere riuscito ad adeguarmi, perché ho capito che quello stile non mi corrisponde. Quando si è così preoccupati di inserirsi, si perdono un sacco di occasioni per scoprire chi si è veramente.
  

Accettare se stessi

Brano estrapolato dal libro "Cambia il corpo, cambia la vita"

Alcuni degli adolescenti intervistati ci hanno detto di sentirsi "al di fuori" perché hanno l'impressione di essere diversi dai loro compagni.
(...)
Moltissimi degli adolescenti che abbiamo conosciuto ci hanno detto che vorrebbero sentirsi più sicuri di sé. E si sentono insicuri perché non sono abbastanza tosti, o abbastanza spiritosi, o abbastanza intelligenti, o abbastanza attraenti, o abbastanza creativi. Nessuno ha saputo dirci esattamente cosa intendesse per "abbastanza"; sapevano soltanto di non essere "abbastanza".

Se si guardano intorno, vedono che gli altri lo sono: sono attraenti e divertenti e sicuri di sé. E si angosciano ancora di più, perché sembra loro di essere gli unici al mondo che hanno paura di fare a pugni, o di parlare in pubblico, o di chiedere a una ragazza di uscire. Ma forse per te sarà qualche altra cosa che ti provoca una stretta allo stomaco e ti fa battere più forte il cuore.

La verità è che tutti proviamo questa sensazione. Non esiste nessuno, per maturo che sia, che non si senta a volte pieno di paura e a disagio. Certe persone hanno imparato a stringere i denti e a buttarsi, a dispetto delle proprie paure. Altri sanno come mascherare le loro insicurezze e recitano la parte di quelli che sono bravi e felici e sicuri di sé. Ma se riesci a guardare oltre le apparenze, scopri che, sotto sotto, tutti (o almeno tutti quelli che abbiamo conosciuto noi) provano il medesimo desiderio di essere amati e rispettati che provi anche tu, e che tutti sentono la medesima ansia e il medesimo timore di "non essere all'altezza". Solo che alcune persone riescono a far trapelare questo segreto per tutta la vita.

Se provi a parlarne con i tuoi amici, scoprirai probabilmente che hanno anche loro la stessa sensazione. Parlarne è già un sollievo, e ti aiuterà a superare in parte la tua insicurezza.

Per Nancy, un ragazza di diciassette anni che ci ha aiutato a scrivere questo capitolo, è il problema più grosso in questo momento:
La cosa più difficile è capire chi sei, accettando il fatto di non essere perfetta. Anche se sei molto brava a fare una certa cosa o se sai di essere una bella persona, ci sono pur sempre tante cose che non sei. E, dentro di noi, sappiamo sempre quante sono le cose che non sappiamo. E anche se al mondo riusciamo a dargliela a intendere, dentro di noi sappiamo sempre che è tutto un bluff.

La solitudine

Brano estrapolato dal libro "Cambia il corpo, cambia la vita"

Pensare che nessuno ci voglia bene, non abbia voglia di stare in nostra compagnia, o tenga a noi, o abbia voglia di stare in nostra compagnia, può essere davvero una cosa molto brutta. Vedi i tuoi compagni che si divertono insieme e vorresti fare parte del loro gruppo, invece ne sei escluso. Forse sei troppo timido e non riesci a stringere nuove amicizie, o forse gli amici di prima ti hanno rifiutato. Forse ti senti emarginato perché il tuo stile e le tue idee sono diversi da quelli degli altri. Sono esperienze molto dolorose che fanno sentire molto soli.

Forse può consolarti un poco sapere che tutti in qualche occasione, e più di una volta, si sono sentiti rifiutati e abbandonati nella loro vita. Quelle che seguono sono solo alcune delle esperienze di solitudine che abbiamo sentito raccontare da ragazzi e ragazze di tutto il paese.

Steven, quattordici anni:
Ci siamo trasferiti a Des Moines l'anno scorso, a metà anno scolastico. Nella nuova scuola tutti avevano già il loro giro di amici. E' difficile entrare in un gruppo già affiatato. Io gli gironzolavo intorno, ma nessuno mi dava molto retta, nessuno mi notava. Quest'anno ho incominciato a farmi un paio di amici, ma l'anno scorso è stata proprio dura.

Per Danny, non è colpa di nessuno: semplicemente non ha trovato nessuno con cui legare:
Ci sono un sacco di ragazzi nella mia scuola, naturalmente, e sono anche simpatici e tutto. Ma quando andiamo nell'aula delle esercitazioni io mi siedo nel mio banco a fare i miei compiti; poi si passa in un'altra aula e io me ne sto tranquillo al mio posto. Dico "Ciao" a chiunque capita che si sieda vicino a me, ma il più delle volte passo la giornata senza scambiare più di qualche frase con gli altri. Conosco quasi tutti, ma nessuno è diventato qualcosa di più di una semplice conoscenza.

Polly, sedici anni, dice di sentirsi più grande e più matura delle sue compagne:
Ho alcune cosiddette amiche con cui parlo a scuola, e a volte ci divertiamo anche. Ma non c'è una vera intimità. Se io ho un problema non posso parlarne con loro, perché non capirebbero. Sono tipi che sparlano alle tue spalle, non ci si può fidare. Non vedo l'ora di andare all'università, così almeno conoscerò gente nuova.

Molti giovani attraversano le fasi di solitudine durante l'adolescenza. Alcuni hanno detto di non avere voglia di fare parte di un gruppo; altri, di avere cercato di inserirsi ma di essersi accorti che la cosa non funzionava.

Come Stephanic, una ragazza di quindici anni del Texas:
Per tutta la seconda media non ho fatto che desiderare di far parte del gruppo più in vista. Sedevo vicino a loro durante la refezione, pregando perché uno di loro mi rivolgesse la parola e mi invitasse ad andare da qualche parte con loro la domenica. Poi, in terza, sono riuscita a fare amicizia. Andavo alle loro feste, uscivo con i ragazzi del gruppo, ma non mi sono mai sentita veramente una di loro. Ho scoperto che la droga non mi interessava poi così tanto, e alle feste dove si fila non mi sentivo mai veramente a mio agio. Perciò quest'anno ho smesso di frequentarli. Adesso si può dire che non faccio parte di nessun gruppo in particolare.

Sbalzi di umore

Brano estrapolato dal libro "Cambia il corpo, cambia la vita"

Molti adolescenti si sentono in preda dei più pazzi sbalzi di umore, dall'esaltazione alla depressione e di nuovo all'esaltazione. Ne parliamo più a fondo nel paragrafo Alti e bassi, ma vale la pena di accennare anche qui, perché spesso i tuoi sbalzi di umore incidono sui rapporti con i familiari.
Visto che di solito gli adolescenti abitano ancora in famiglia, i familiari sono quelli che devono sopportare il peggio dei loro momenti peggiori. Se è così che succede in casa tua, in realtà si tratta di una buffa forma di complimento, perché vuol dire che in casa ti senti abbastanza a tuo agio da poter sfogare dei sentimenti che magari hai dovuto trattenere per tutta la giornata.

Dwayne, un ragazzo di quindici anni del Midwest, descrive la scena del suo ritorno da scuola:
Diciamo che a scuola ho avuto una giornata dura; come entro in casa, mia madre mi dice: "Porta fuori il cane" o "Vai a buttare la spazzatura". Se appena metti il naso in casa, la prima cosa che ti senti dire è questa, diventi furioso. Infatti io butto giù i miei libri e salgo in camera mia sbattendo la porta. Poi ridiscendo, e io e mia madre ci mettiamo a litigare per un nonnulla. Se mio padre è in casa, lui si mette a ridere e dice che è da stupidi litigare in quel modo. Ma se potessimo smettere un secondo e pensare che è una cosa da stupidi, non avremmo neppure incominciato. E' solo che non è scattata la cosa giusta nel momento in cui sono entrato.

A volte diventa una specie di abitudine: tanto si sa che in casa ci si può lasciare andare. Effettivamente è importante avere una valvola di sfogo per i sentimenti repressi, però non è giusto che i genitori, di solito le madri, diventino l'oggetto della tua aggressività.

Ci disse la madre di una ragazza di quindici anni:
Non so che cosa stia succedendo alla mia Lori di questi tempi, ma è un fatto che non mi dice una parola gentile da almeno un mese. Per quanti sforzi faccia per capirla, mi fa rimanere male lo stesso. Prima avevamo un rapporto così franco e aperto, e ora mi fa sentire come se fossi la sua peggior nemica.

Alla madre di Lori non serve pensare che l'atteggiamento di sua figlia è in realtà un complimento camuffato; lei vuole sentirsi di nuovo apprezzata.
In certe famiglie si è più abituati a sfogare le proprie emozioni, e allora la cosa non fa impressione, purché dopo si faccia pace.

Dato che i genitori sono soltanto degli esseri umani, è comprensibile che non sempre reagiscano nel modo giusto al tuo umore. Se sei di cattivo umore e lo sfoghi sempre su di loro, è logico che a un certo punto vogliano almeno sapere perché fai così.
Alcuni genitori arrivano all'esasperazione e finiscono per urlarti dietro di smetterla di avere quella faccia, altri sono più dolci e comprensivi e ti chiedono che cosa c'è che non va. Certi adolescenti si offendono in tutti e due i casi, e rispondono ai genitori che non sono affari loro. Invece, alla lunga, è un sollievo poter parlare di quello che ci preoccupa.

Cambiano i rapporti

Brano estrapolato dal libro "Cambia il corpo, cambia la vita"

Non è solo il nostro aspetto che cambia negli anni dell'adolescenza: anche il nostro modo di vedere le cose si modifica. E' come se attraversassimo la vita con indosso degli occhiali e, a ogni nuova fase che affrontiamo, ne cambiassimo le lenti. Quello che una volta ci appariva così grande ora, improvvisamente, sembra tanto più piccolo; e quello che avevamo preso per il quadro completo diventa ora solo un particolare.
La maggior parte degli adolescenti con cui abbiamo parlato ci hanno detto che il cambiamento più notevole avviene nel noro modo di vivere il rapporto con i genitori e con gli amici. In questo capitolo parleremo dunque di questi rapporti e di come cambiano.

I genitori

Gli anni dell'adolescenza mettono a dura prova i rapporti tra genitori e figli. I tuoi sentimenti nei confronti dei tuoi genitori e i loro verso di te continueranno probabilmente a essere molto intensi, però ora non saranno più soltanto sentimenti positivi. Anzi, ci saranno dei momenti in cui tu e loro vi troverete senza più amore reciproco, in cui tu ti sentirai assolutamente incompreso e ignorato, in cui avvertirete tra voi una rabbia e un risentimento che non avresti creduto possibili.
Non è poi così difficile capire la ragione di tutti questi sentimenti. Innanzitutto dipendono dal rapporto stesso tra genitori e figli. I genitori cercano di allevare i propri figli in modo che possano un giorno andarsene di casa e vivere una vita autonoma; d'altra parte si sentono responsabili e vogliono accudire e proteggere i figli finché questi non siano effettivamente in grado di badare a se stessi. I figli hanno bisogno dei genitori ma vogliono anche crescere, avere maggiore autostima, vivere per conto proprio. Il problema, dunque, per entrambi le parti, consiste nel capire quando stare vicini e quando e fino a che punto allentare il legame.

Negli anni dell'adolescenza il conflitto tra dipendenza e autonomia può farsi così acuto da provocare una specie di braccio di ferro, con ciascuno dei due contendenti che si irrigidisce sulle proprie posizioni per reazione alla forza dell'altro.
Nel leggere questo capitolo, cerca di tenere presente il contesto più vasto: il fatto che tu e i tuoi genitori state in realtà dicendo addio a un certo tipo di rapporto, un rapporto basato sulla dipendenza infantile, e dovete trovare un nuovo modo di porvi in relazione reciproca che abbia come base l'autonomia individuale. Se c'è della tensione tra voi, è probabilmente direttamente collegata con questa trasformazione del vostro rapporto. E non è facile abbandonare un'abitudine che data da tanti anni.

Sfogo di un'adolescente

Togliti da davanti quello specchio e siediti.
Siediti e pensa quanti complessi ti fai ogni giorno.
Siediti e pensa in qualcosa di positivo che c'è in te.
Difficile vero? Eppure sei così bella.
La colpa è solo delle persone.
Le persone non ti piacciono.
Le persone ti rendono insicura.
Le persone ti spaventano.
Le persone ti fanno prendere gli attacchi di panico.
Le persone ti rendono nervosa.
Le persone ti fanno vergognare d'esistere.
So che a volte vuoi mettere fine a tutto, ma non uccidendoti, ma fermando questa sofferenza o andandotene altrove, dove nessuno sa chi sei.
Hai voglia di scappare e iniziare a vivere. Vivere sul serio.
Trovare persone che faranno qualcosa con te, le cose che hai sempre voluto fare.
Rimanere fuori tutta la notte e ricordarlo per sempre.
Correre per le strade ridendo a squarciagola.
Essere adolescente per una volta. Ma sei sola.
Non sei sicura di essere depressa, nel senso, triste. Ma non sei sicura nemmeno di essere felice. Non riesci a ridere, o a scherzare... 
Le notti scoppi in lacrime. Ti senti così sola, e piangi. Lacrime versate per niente.
L'unica cosa buona che sai fare è distruggere te stessa.
Davanti alle persone ti comporti come se fosse nulla, come se tutto stesse andando bene... ma dentro stai marcendo di dolore.
La tua bocca sorride, ma i tuoi occhi sono tristi, perchè?
''Perchè non ne parli con qualcuno?''
''A nessuno importa come sto realmente".
Vuoi tenere questo dolore per te perchè sai che se ne parlerai, qualcuno sarà disposto a prenderti per pazza. Ma sai che non puoi continuare a comportarti così.
Scendere dal letto per andare a scuola e sorridere, fino a quando non torni a casa e torni in camera per piangerti addosso.
A volte vuoi urlare alla tua famiglia, se così si può chiamare, che non stai bene. Che non sei la figlia che pensano di avere, che sei depressa, che odi ogni parte di te. Ma non lo fai.
Sono ferite di guerra. La guerra che c'è fra te, la tua mentalità, lo specchio e la società.
Una guerra senza fine.
....

venerdì 19 settembre 2014

Sessualità consapevole: in atto la gara delle idee!

Per una sessualità consapevole – un contest

PARTE OGGI L’INIZIATIVA DI AIED ROMA E COCOON PROJECTS “#GIOVANI #LIBERIDIAMARE – UNA GARA DI IDEE: VOCE ALLE DONNE”

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Il contest per promuovere efficacemente tra i giovani una sessualità consapevole e felice, basata su una cultura di prevenzione e salute.

Dopo l’edizione 2013 che ha riguardato la violenza contro le donne (www.noviolenza.it), l’AIED (Associazione Italiana per l’Educazione Demografica) di Roma e Cocoon Projects hanno lanciato l’iniziativa “#Giovani #LiberiDiAmare – Una gara di idee: voce alle donne”, per invitare i ragazzi tra i 18 e i 35 anni a prendere parte ad una gara di idee presentando progetti innovativi per promuovere efficacemente una sessualità consapevole e felice, basata su una cultura di prevenzione e salute. I progetti, indirizzati ai teenager, dovranno essere realizzabili e con un impatto concreto sulla realtà.
 
Da oggi fino al 9 novembre le idee potranno essere caricate sul sito dedicato all’iniziativa www.liberidiamare.it ed essere votate dalla comunità web. Successivamente ci sarà la votazione anche di un apposito comitato. La graduatoria finale unirà la classifica provvisoria della community online a quella provvisoria del comitato selezionando le proposte arrivate ai primi cinque posti.
Questi cinque team parteciperanno ad un pitch contest durante il convegno che si terrà a Roma il 28 novembre 2014 presso Grand Hotel de la Minerve – Piazza della Minerva 69, alla presenza di esperti, giornalisti, psicologi, operatori di consultorio.
Durante il convegno sarà proclamato il vincitore, che riceverà un premio di 10.000 euro, 3.000 euro in denaro e 7.000 euro in servizi di supporto alla definizione e all’avvio del progetto, erogati da Cocoon Projects per i tre mesi che seguiranno l’evento. 

Luigi Laratta, Presidente dell’AIED di Roma, ha dichiarato:

“Aumentano i casi di malattie sessualmente trasmissibili, gravidanze indesiderate, rapporti vissuti con superficialità e violenza, omofobia, e tra i giovani vi è molta confusione sulla contraccezione, la prevenzione, la salute riproduttiva, il senso di una sessualità sana e felice. Per questo abbiamo deciso di lanciare il contest #Giovani #LiberiDiAmare”. 

“Nel nostro paese sono ancora troppe le barriere culturali, i pregiudizi e i tabù sul sesso e tutto ciò che lo riguarda. Il nostro obiettivo è non solo coinvolgere i ragazzi e raccogliere tante idee di valore, ma anche permettere alla proposta risultata prima di mettersi alla prova e iniziare a diventare realtà” ha sottolineato Cocoon Projects.

L’EDIZIONE 2014

#Giovani #LiberiDiAmare Spazio alle donne: una gara di idee

DOPO IL SUCCESSO DELL’EVENTO 2013 CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE www.noviolenza.it
Trovare un modo creativo e innovativo per promuovere efficacemente una sessualità consapevole basata su una cultura di prevenzione e salute
La forma scelta potrà essere rappresentata da un evento, un gioco, un laboratorio, un video virale, un’applicazione mobile, un fumetto, una campagna di comunicazione, ecc..
I progetti, indirizzati ai teenager, dovranno essere realizzabili e avere un impatto concreto sulla realtà coinvolgendo direttamente le persone.
Al centro la donna, chiamata a creare e a guidare il proprio team, e a presentare il pitch per raccontare il progetto durante il convegno n cui si terrà la premiazione

  • SCHEMA DEL CONTEST

    Un contest (gara) di idee concrete e con ricadute reali.
    Una fase di votazione on-line , in cui i partecipanti si faranno promotori dei propri progetti divulgandoli (e con essil’iniziativa).
    Una fase di votazione e selezione da parte di un comitato
  • Un convegno autorevole e al contempo dinamico e interessante sul tema, che sarà anche sede della tappa finale in cui, dopo il pitch contest dei cinque finalisti, verrà eletto il vincitore che si aggiudicherà un premio di 3.000 euro in denaro e 7.000 euro in servizi di supporto alla definizione e all’avvio del progetto erogati per i tre mesi che seguiranno l’evento.
Qui il PDF LiberiDiAmarePDF

Associazione Italiana per l’Educazione Demografica L’AIED è nata nel 1953 con una ispirazione laica e democratica. Dietro di essa c’è una lunga storia di battaglie politiche e giudiziarie per il conseguimento di fondamentali diritti civili, per la donna e per la coppia. Primo fra tutti l’abrogazione dei divieti penali all’uso dei contraccettivi.
Cocoon Projects La prima open company in Europa dedicata all’avvio, alla gestione e alla promozione di progetti innovativi, con specifico orientamento alla creazione di valore