lunedì 6 giugno 2016

Brasile, bimbi uccisi

per 'ripulire' Rio in vista delle Olimpiadi
 
Un durissimo atto di accusa delle Nazioni unite verso le autorità brasiliane getta un'ombra inquietante anche sulle prossime Olimpiadi: secondo il Comitato Onu sui diritti dell'infanzia la polizia starebbe uccidendo bambini e adolescenti per "ripulire" le metropoli, e soprattutto Rio de Janeiro, in vista dei Giochi del 2016.
In base a informazioni raccolte dai media verde-oro, tra cui il quotidiano 'Estado de S.Paulo', il Comitato con sede a Ginevra ha appena pubblicato un allarmante rapporto sulla condizione della gioventù nel colosso sudamericano. Il tutto all'indomani della divulgazione del nono Annuario brasiliano di pubblica sicurezza, che pure ha mostrato un crescente aumento degli omicidi nel 2014: 58.559, contro i 55.878 registrati nel 2013.

Per l'organo delle Nazioni unite, le forze dell'ordine sono direttamente coinvolte nell'''elevato numero di esecuzioni sommarie di bambini'', spesso accompagnate dall'impunità dei responsabili.
La violenza nei confronti dei minorenni sarebbe ancor più visibile a Rio de Janeiro, dove ''esiste un'ondata di 'pulizia' che mira alle Olimpiadi per presentare al mondo una città senza questi problemi'', ha dichiarato la vice-presidente del Comitato, Renate Winter.

Denunce di questo tipo - viene sostenuto - si sono moltiplicate in occasione dei mega-eventi sportivi organizzati nel Paese. ''Abbiamo già visto episodi simili durante i Mondiali del 2014 e ora chiediamo che il fenomeno venga subito corretto per evitare che si ripeta'', ha affermato il perito Onu, Gehad Madi. Sulla stessa lunghezza d'onda anche la consulente ecuadoregna Sara Oviedo, secondo cui le stragi di bambini in Brasile non sono una novità. ''Ma abbiamo ricevuto informazioni concrete sul fatto che ora si tratta di un modo di 'migliorare l'aspetto' del proprio territorio per poter ricevere manifestazioni internazionali'', ha aggiunto l'esperta. 

Per l'Onu esiste una ''violenza generalizzata'' da parte della polizia, specialmente contro i 'meninos de rua' e quelli che vivono nelle 'favelas'. ''Siamo seriamente preoccupati'', hanno dichiarato i membri del Comitato, che chiedono anche al governo brasiliano l'approvazione immediata di leggi che proibiscano la detenzione arbitraria dei bambini di strada. La risposta delle autorità locali è stata affidata alla segreteria di Pubblica sicurezza. Attraverso una nota viene osservato che quello di Rio è il secondo Stato brasiliano ad aver ridotto maggiormente il tasso di omicidi di bambini e adolescenti tra il 2000 e il 2013, secondo quando illustrato dall'ultima Mappa della violenza realizzata su richiesta del governo federale.

 Leonardo Cioni
fonte:ansa.it

Segui il tuo demone!








Ieri Martina mi ha chiesto come si fa a scegliere la scuola giusta. Mi ha detto che i suoi vogliono che faccia una che a lei non va tanto, che hanno paura che se no non troverà lavoro, o che ne troverà uno un po’ “sfigato”. Le hanno detto anche “Non vorrai mica finire a fare la parrucchiera?!”

È brava, Martina. La migliore della classe. Potrebbe fare davvero qualsiasi scuola, e uscirebbe col massimo dei voti ovunque.
C’è un però, però: lei vuole fare la parrucchiera. Sul serio.
Potrebbe fare l’avvocato, il medico, qualunque cosa: ma tutto quello che sogna è di aprire un negozio da parrucchiera. E ha una paura fottuta di dirlo ai suoi.
Ho preso, e ho scritto alla lavagna questa parola:

εὐδαιμονία

Si legge: eudaimonìa. È greco. E significa "essere in compagnia di un buon demone".

Ho messo via il gesso, mi sono sfregato le mani, e sono partito a raccontare:
«I Demoni non sono quelli cattivi cattivi che conosciamo noi: sono spiriti guida, creature a metà fra l'umano e il divino. Anche Eros...».
 
«Eros?», mi ha chiesto Eldin, dal primo banco.
 
«Coso, Cupido, quello con le frecce!», gli ha risposto Francesca, dietro di lui, dandogli una sberla sulla nuca.
 
Ho sorriso, e ho continuato:
«Beh anche lui, anche Eros, non tutti lo sanno ma in realtà anche lui è un Demone».

«Ah, ecco perché mi piacciono sempre quelli sbagliati!», fa Francesca. Risate.

«No ragazzi. I Demoni non sono cattivi. Ognuno di noi ha dentro un Demone, il suo Demone. E quindi dire che lo stesso Eros è un Demone significa dire che anche l'amore in realtà non viene da fuori, spunta da dentro di noi».

Eldin e un paio di loro si guardano e si sorridono. Li vedi che stanno pensando a qualche doppio senso strano. Le ragazze, invece, improvvisamente
son tutte attente.
«E insomma quello che vi voglio dire è che per i Greci la felicità consiste, semplicemente, nel farlo venire fuori, questo Demone. Nel farlo vedere a sé stessi e agli altri. Nel non permettere al mondo quello che il mondo tutti i giorni cerca di fare».

«E cioè? Cos’è che cerca di fare?», mi chiede Martina.

«Ammutolirlo. Ingabbiarlo, ucciderlo, o sedurci con Demoni che non sono i nostri, che non ci appartengono. Farci credere che il nostro Demone è fare l’avvocato quando magari, lui, è tutt’altra cosa!».
Eldin mi guarda dubbioso:

«Prof, cosa vuol dire "sedurci"?»
«...portarci via con l'inganno. Fregarci, ecco».
Ora anche i maschi sono in silenzio e mi guardano, attenti.

«Quindi sì, è vero, il lavoro. Sì, è vero, la stabilità economica. La sicurezza di fare una scuola che piace ai tuoi genitori, che ti fa dare belle mance dalla nonna e che ti toglie tutti i pensieri. Ma se il prezzo sarà fare fuori il tuo Demone, dimenticarti di lui, lasciarlo lì in un angolo per sempre, forse potrai avere una bella macchina e dei bei vestiti, certo, ma non potrai mai essere davvero felice».

Tutti zitti, ognuno con gli occhi rivolti a un pensiero dentro la propria testa.
«Adesso ho capito tutto!», mi fa Martina, togliendo di bocca la penna che stava mordicchiando.

«Hai capito che cosa vuoi fare da grande?».
«No, ho capito come fa lei ad essere sempre felice, anche se come lavoro fa il professore!».

PS: Ci sono tanti sogni che uno può avere nella vita: uno dei miei (tanti) era di finire in un diario scolastico, così che sopra i ragazzi ci potessero scrivere cose come "I Emoticon heart Giulio" o "Quello stronzo di storia mi ha messo tre!". Ciao, Enrico sedicenne sognatore e un po' cazzone: trovi questo racconto nel diario di ScuolaZoo 2016-17!

sabato 13 febbraio 2016

Tema: Come vedi l'altro sesso?

via Prof. Enrico Galiano (il mitico prof. Enrico Galiano!!)

"Un po' perché è San Valentino, un po' perchè ero curioso, ho dato ai miei ragazzi questo tema: Come vedi l'altro sesso?
Ecco qui quello che mi hanno scritto (Preparatevi: alcune di queste risposte vi faranno capire più cose dei rapporti uomo-donna di tutti gli psicologi/guru/
chiromanti che avete consultato nella vostra vita)

Diario del Professore

Ho dato alle mie classi di ragazzi di dodici e tredici anni un tema un po’ speciale: “Come vedi l’altro sesso?“.
Da quello che mi hanno scritto si capiscono molte, moltissime cose su come sono i rapporti tra uomo e donna, anche (o soprattutto) quando si diventa grandi!


Ecco qui alcuni estratti:

«Il ragazzo, quando ha la fidanzata, nella maggior parte dei casi la fa stare male e lui non si accorge» (F.)

«Tutti abbiamo dei difetti, anche noi femmine… ma soprattutto i maschi» (I.)


«Un altro pregio delle ragazze è che quando sono fidanzate guardano solo il ragazzo vicino, non come noi ragazzi che con la punta dell’occhio guardiamo altre ragazze» (A.)


«Con il loro fascino le ragazze ti inducono a fare quello che vogliono, così possono comandarti a bacchetta» (T.)


«Quando qualcuna fa qualcosa ad un’altra, si formano immediatamente due squadroni di ragazze che cominciano ad insultarsi con offese, fra l’altro, idiote: ‘Ah, hai le doppie punte!’, ‘Beh, tu ha l’unghia del mignolo spezzata!’, e pian piano si passa a cose successe tre anni prima» (G.)


«In scienze i maschi quando si fanno gli apparati vogliono farne per primo soltanto uno… il riproduttore» (A.)


«A molte ragazze i ragazzi piacciono solo se sono già fidanzati» (A.)


«Una cosa che non mi piace è che spesso i ragazzi ti offendono senza nemmeno accorgersi che l’hanno fatto» (F.)


«Avere una persona dell’altro sesso tutta per me, poterla coccolare, darle dei baci. Andare insieme in giro, andare al mare è la cosa che vorrei di più al mondo» (C.)


«Accanto a me vorrei un uomo, non un maschio» (G.)


«Ce ne sarebbero tanti di difetti nei maschi, questo tema sarebbe lungo otto pagine quindi passiamo ai pregi» (S.)


«E poi loro sono VOLGARI, perché pensano che una relazione possa rimanere stabile solo con molta “intimità”» (G.)


«Devo ammettere con molta fatica che alcuni di loro presi singolarmente sono dolcissimi romantici teneri insomma sono come dei cuccioli: non mordono finché li coccoli e ti prendi cura di loro» (G.)


«Tutte le mie amiche sanno già con chi vogliono sposarsi ma non sanno che quel tipo è solo nella loro mente» (G.)


«Non deve essere molto muscoloso, diciamo basta che abbia un po’ di addominali, e per non farmi fare brutta figura deve essere un po’ più robusto di me, soprattutto nelle cosce» (G.)


«Tanto magra non va bene, deve essere un po’ magra e un po’ cicciona». (O.)
«Se prendono una nota sul libretto si mettono a piangere, e i maschi quando prendono la nota non piangono» (O.)


«Emettono gas naturale» (M.)


«Non prendono mai una decisione da soli» (H.)


«Ogni volta che le ragazze guardano un film d’amore gli si spezza il cuore e incominciano a sputare lacrime dalla bocca, dalle orecchie e dal naso e tu devi tranquillizzarl
e» (N.)

«Il carattere delle femmine alcune volte è un po’ eccessivo, come quando hanno appena litigato con un’amica e non le rivolgono più la parola anche se l’amica ha soltanto pestato il piede e forse l’ha fatto anche per sbaglio, beh in poche parole è difficile capirle per noi maschi» (N.)


«Tra un po’ è San Valentino e le donne sono tutte felici e impazienti. Invece noi maschi non ci pensiamo per niente e giochiamo ai videogiochi» (N.)


«Alla fine ci dobbiamo ricordare che senza femmine non esisteremmo» (N.)


«Le donne non mi interessano più di tanto, in fondo ho solo dodici anni e poi nel mio progetto di vita le prime ragazze ce le avrò circa a quindici anni» (M.)


«Oggi c’è molta violenza contro le donne e non capisco il perché forse perché sono più deboli? Beh se è per questo siete proprio ignoranti!!! Perché senza le donne come facciamo se non sappiamo neanche fare la spesa, stirare, impostare la lavatrice, ecc. Dovreste pensarci!» (A.)


«Le donne sono anche molto invadenti cioè vogliono sapere molte informazioni su tutti in pratica come le chiamo io “Gazzettino femminile”»(A.)


«Quando le ragazze hanno la giornata storta sono molto aggressive e se gli fai una domanda ti rispondono malissimo» (A.)


«Di positivo c’è che ti fanno perdere tempo a scuola perché parlano sempre come il mio pappagallo che è antipatico ed è impossibile sapere di cosa stanno parlando perché parlano a bassa ma proprio a bassa voce che le senti solo bisbigliare» (M.)


«Sono molto lagnose perché se non fai bene una cosa si lamentano e ti fanno venire una testa come quella di un elefante» (M.)


«Figurati avere a che fare tutti i giorni con degli adolescenti maschi, che si sentono dei “grandi” nel fare battute sconce e volgari che tra l’altro le capiscono solo loro» (P.)


«Ecco un’altra cosa che i maschi adorano fare: picchiarsi. Il punto è che non lo fanno per qualche motivo in particolare, nooo… iniziano a spintonarsi così dal nulla, in modo scherzoso all’inizio, poi quando vedono che c’è un po’ di gente lì che li guarda (soprattutto se ci sono delle ragazze) cominciano a spintonarsi sempre più forte e insistentemente
, fino a che diventano violenti. Il punto è che la maggior parte delle volte sono proprio ridicoli, perché fanno tanto i grandoni e poi menano come dei bambini dell’asilo» (P.)

«Se i maschi hanno un mini raffreddore stanno a casa e stanno tutto il giorno a letto» (G.)


«Magari, in una bellissima cena romantica a lume di candela invece di farti i complimenti per l’aspetto parlano della Ferrari appena uscita con magari i sensori di parcheggio, che in realtà noi importa poco delle macchine, loro scelgono la ragazza in base alla larghezza del “lato B”» (G.)


«Poi maturano dopo quindi devi stare lì a spiegargli tutto magari anche 1.000.000 e loro non capiscono» (M.)


«Sono stupidi (senza offesa)» (M.)


«I maschi però sono e rimarranno sempre maschi quindi si sa che sono un po’ così, quindi bisogna avere molta pazienza e buona anzi buonissima volontà, ciò che a volte non basta!» (M.)


«I maschi sono rompiscatole ma però servono per la società cioè per spostare mobili armadi ecc.» (L.)


«Una loro frase non è completa se in mezzo non c’è una parolaccia» (A.)
 

«Io penso che i maschi all’esterno sembrano senza sentimenti o almeno se ne hanno ne dimostrano pochi, ma all’interno hanno più sentimenti di noi femmine» (A.)
 

«Per questo io penso che i maschi sono delle meraviglie per noi che non dobbiamo giudicarli solo perché fanno degli errori» (M.)
 

«A me piace stare con le femmine per brevi periodi, perché poi scatta nella femmina l’ormone impazzito e diventa stupida irritante ed è meglio stare alla larga» (L.)
 

«Io lo so che i ragazzi vogliono carine ragazze ma è meglio avere brutta ragazza che ti ascolta e che sta sempre con te anche nei brutti momenti che bella ragazza che ti lascia solo» (S.)
 

«Io voglio avere una ragazza che è così brava e che ci amiamo tanto che viene fino all’inferno con me che sta sempre con me e mi aiuta tanto» (S.)

«Questo è il comportamento del 93% dei maschi, il restante 7% invece comprende quel piccolo numero di individui che non vengono confusi per degli animali, e che quindi sono proprio il contrario di quel 93%: sono educati, puliti, premurosi, super dolci, non fanno mai a botte e se lo fanno è per difendere noi ragazze. Questa bassa percentuale è occupata dai principi della Disney» (P.)


«Loro sono perfette. Loro riescono ad essere sempre stupende, che siano in minigonna o in tuta, truccate o meno, sono sempre bellissime; e quando sorridono… è lì che si vede tutta la loro bellezza, con quel sorriso riescono a rallegrarti anche quando cadi nella tristezza più totale, ed è quando ti succede questo che ti accorgi di essere innamorato, innamorato di lei, di tutta la sua dolcezza, dei suoi baci, dei suoi abbracci, del suo cuore» (T.)


by Prof Enrico Galiano

http://www.scuolazoo.com/info-studenti/diari/diario-del-professore/tema-come-vedo-laltro-sesso/

martedì 2 febbraio 2016

La donna leader che annulla i matrimoni di bambini in Malawi...

di Paola Grechi

LILONGWE - Ha annullato 330 matrimoni tribali di bambini e bambine. Il suo nome è Inkosi Kachindamoto, un’anziana leader tribale che vive nel distretto di Dedza al centro del Malawi, che ha deciso contro le tradizioni più ancestrali del paese di spezzare il vincolo imposto ai bambini con l’obiettivo di incoraggiare le loro famiglie a farli tornare a scuola e a continuare a vivere un’infanzia libera.
In Malawi la legge consente i matrimoni civili solo alle persone maggiorenni. Molte famiglie allora ricorrono ai riti tradizionali per sposare i loro figli. Ma non con l’assenso di Inkosi Kachindamoto che, con un gesto rivoluzionario per un capo tradizionale, ha utilizzato il potere di sciogliere questi tipi di matrimoni disconoscendo le pratiche culturali e religiose che hanno permesso i matrimoni di bambini. Un atto controcorrente che l’ha fatta salire alla ribalta internazionale, con la BBC che l’ha definita una degli eroi del 2015.
«Non voglio che i giovani si sposino prima del tempo – ha detto Kachindamoto. Devono andare a scuola, nessun bambino dovrebbe essere lasciato a casa a far nulla o costretto a fare le faccende domestiche. L’istruzione offre loro un futuro».
Il matrimonio precoce e la gravidanza rimangono le principali cause di abbandono scolastico. Lasciando la scuola, i giovani non hanno la possibilità di trovare un lavoro e sono esposti a violenze e abusi. Quello dei matrimoni precoci non è un problema solo del Malawi. La povertà è uno dei principali motivi per cui le famiglie scelgono di cedere le bambine. Almeno 20 Paesi africani permettono che queste possano sposarsi prima dei 18 anni, con leggi che prevedono eccezioni in caso di consenso dei genitori...
(Corriere Sociale)

giovedì 28 gennaio 2016

Scuola Zoo

Chi siamo


Oggi quasi tutti gli studenti di Italia sanno che ScuolaZoo è il rappresentante di classe su cui fare affidamento se hai un problema, il genio da ascoltare durante le verifiche e il compagno con cui ridere e divertirsi all’intervallo, ma come è nata ScuolaZoo?
L’avventura di ScuolaZoo ebbe inizio dalle diaboliche menti di due studenti Padovani Francesco e Paolo all’ultimo anno delle superiori, quello della maturità. Tutto cominciò con un piccolo blog dove gli studenti caricavano video divertenti girati nelle scuole italiane. Iniziarono ad arrivare centinaia e centinaia di segnalazioni e di video dagli studenti di tutt’Italia e quindi i due capirono che il loro “passatempo” piaceva a moltissimi altri ragazzi.
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Finché Paolo non pubblicò la foto del suo prof d’Italiano addormentatosi durante gli Esami di Maturità. Tutti i giornali e i telegiornali d’Italia parlarono dell’accaduto incoronando i due studenti di fama e popolarità. Così, per tutti gli studenti d’Italia, diventarono un modello da seguire per smascherare tutto ciò che nelle scuole italiane non funziona. Persino il Ministro dell’Istruzione si è interessato al prof. di Paolo e così ecco i due fondatori di ScuolaZoo andare in prima serata su MTV insieme al Ministro per denunciare il tutto.
Il blog di ScuolaZoo diventò un sito vero e proprio. I video, le note di classe divertenti e gli aiuti forniti agli studenti diventarono tantissimi. Francesco e Paolo non riuscivano a fare tutto da soli, per cui arrivarono amici e conoscenti a popolare il team di ScuolaZoo. Nei laboratori segreti le menti dei fondatori partorirono anche diaboliche invenzioni per aiutare gli studenti a superare il “vuoto cosmico” che a volte colpisce le nostre menti durante i compiti in classe. Inoltre con l’aiuto di Betty cominciarono a organizzare viaggi estivi e invernali per studenti, in giro per l’Italia e l’Europa e a pubblicare il meglio dei contenuti della community sul famosissimo diario di ScuolaZoo, compagno di risate, appunti e giochi di oltre 200.000 ragazzi!
Visto che il sito e la pagina Facebook diventarono i più seguiti d’Italia, il gruppo di ScuolaZoo diventò sempre più numeroso proprio per poter offrire a tutta la community contenuti non solo divertenti, ma anche utili e informativi. Infatti ci siamo trasformati in un giornale online, abbiamo iniziato a pubblicare articoli veri e propri per raccontare a tutti gli studenti cosa succede nel mondo, ma in modo comprensibile e dal punto di vista di noi ragazzi.
È ai compagni di quinta superiore a cui diamo maggior attenzione, la Maturità è la Maturità e quindi abbiamo creato una sezione del sito e una pagina facebook ad hoc per i maturandi, giriamo l’Italia in occasione dei famosi 100 giorni e la “Notte prima degli esami” ci stringiamo insieme a cantare Venditti e augurarci di vederci presto a Corfù, destinazione tra le più famose per il Viaggio di Maturità by ScuolaZoo.

Anche se stiamo crescendo non potevamo dimenticarci come tutto è nato dalla denuncia del prof. di Paolo e quindi come ScuolaZoo offriamo sostegno gratuito a chi è vittima di “mala istruzione” con i Giuristi; ci siamo inventati la lista ScuolaZoo a sostegno dei Rappresentanti d’Istituto, movimentiamo le Assemblee d’Istituto degli studenti d’Italia…

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Insomma il gruppo di ScuolaZoo è diventato il rappresentante di classe e il compagno di banco di tutti gli studenti dai 14 anni fino alla maturità, con mille e una attività in corso. La nostra missione è ormai chiara a tutti: portare in tutte le scuole d’Italia un vero e proprio cambiamento, partendo dalla nostra doppia anima che è sia Scuola sia Zoo: ci piace infatti andare bene a scuola, conoscere, imparare (senza fare troppo i secchioni però!), ci piace proporre idee nuove e rendere le nostre aule dei posti più giusti e stimolanti dove apprendere e crescere ogni giorno; ma siamo anche Zoo, il che non vuol dire che ci piace abbaiare o urlare come gorilla, semplicemente amiamo divertirci e prendere la vita con un sorriso, in classe, durante i nostri viaggi, sui social network e perché no, anche con i professori. Certo non avremo la media più alta della scuola, ma siamo riusciti a far sorridere tutti i prof, anche quello di latino!

Vuoi contattarci?
Chiama lo 02 89950340 o scrivi a scuolazoo@gmail.com ti risponderà la nostra Francy :-)
Se hai qualcosa da dirci sulla tua scuola ecco i contatti della redazione
Se, invece, vuoi contattare Paolo, il fondatore di ScuolaZoo, scrivi a paolo.fondatore@scuolazoo.it

lunedì 25 gennaio 2016

Bambini minatori



Quanti adolescenti adoperano la tecnologia e la gettano anno dopo anno per rinnovarla con gli ultimi modelli usciti per "sentirsi più fighi"? Tantissimi. E quante sono le ore che i minorenni del Congo lavorano in miniera per estrarre il cobalto per far sentire "fighi" gli altri loro coetanei? Tantissime.
Vi lascio alla lettura di questo articolo-inchiesta e vi auguro di rifletterci su in abbondanza quando vi verrà in mente di voler sostituire un apparecchio funzionante con uno più nuovo solo perché la gli spot pubblicitari vi fanno credere che sarete "al passo con i tempi" se lo possederete. (...) Pensateci su... pensate con la vostra testa.


La maledizione del cobalto: lavoro minorile e sfruttamento
per gli smart phone e le batterie delle automobili

 articolo di Riccardo Noury
pubblicato il 19 gennaio 2016 su Le persone e la dignità

Repubblica democratica del Congo

In un rapporto pubblicato oggi, Amnesty International e Afrewatch hanno chiesto alle aziende di apparecchi elettronici e alle fabbriche automobilistiche di dimostrare che il cobalto estratto nella Repubblica Democratica del Congo grazie al lavoro minorile non viene usato nei loro prodotti.

Il rapporto ricostruisce il percorso del cobalto estratto nella Repubblica Democratica del Congo: attraverso la Congo Dongfang Mining (Cdm), interamente controllata dal gigante minerario cinese Zheijang Huayou Cobalt Ltd (Huayou Cobalt), il cobalto lavorato viene venduto a tre aziende che producono batterie per smart phone e automobili: Ningbo Shanshan e Tianjin Bamo in Cina e L&F Materials in Corea del Sud. Queste ultime riforniscono le aziende che vendono prodotti elettronici e automobili.

Ai fini della stesura del rapporto, Amnesty International ha contattato 16 multinazionali che risultano clienti delle tre aziende che producono batterie utilizzando il cobalto proveniente dalla Huayou Cobalt o da altri fornitori della Repubblica Democratica del Congo: Ahong, Apple, BYD, Daimler, Dell, HP, Huawei, Inventec, Lenovo, LG, Microsoft, Samsung, Sony, Vodafone, Volkswagen e ZTE.

Una ha ammesso la relazione, quattro hanno risposto che non lo sapevano, cinque hanno negato di usare cobalto della Huayou Cobalt, due hanno respinto l’evidenza di rifornirsi di cobalto della Repubblica Democratica del Congo e sei hanno promesso indagini.
Nessuna delle 16 aziende è stata in grado di fornire informazioni dettagliate, sulle quali poter svolgere indagini indipendenti per capire da dove venga il cobalto.

Il fatto certo è che la Repubblica Democratica del Congo produce quasi la metà del cobalto a livello mondiale e che oltre il 40 per cento del cobalto trattato dalla Huayou Cobalt proviene da quello stato.
Mentre le aziende produttrici di apparecchi elettronici o batterie automobilistiche fanno lucrosissimi profitti, calcolabili in 125 miliardi di dollari l’anno, e non riescono a dire da dove si procurano le materie prime, nella Repubblica Democratica del Congo i bambini minatori – senza protezioni fondamentali come guanti e mascherine – perdono la vita: almeno 80, solo nel sud del paese, tra settembre 2014 e dicembre 2015 e chissà quanto questo numero è inferiore a quello reale.

Secondo l’Unicef, nel 2014 circa 40.000 bambini lavoravano nelle miniere delle regioni meridionali della Repubblica Democratica del Congo. Prevalentemente, nelle miniere di cobalto.
Come Paul, 14 anni, orfano. È uno degli 87 minatori o ex minatori incontrati da Amnesty International in vista del rapporto. Ha iniziato a lavorare nella miniera a 12 anni. Ha già i polmoni a pezzi:

“Passo praticamente 24 ore nei tunnel. Arrivo presto la mattina e vado via la mattina dopo. Riposo dentro i tunnel. La mia madre adottiva voleva mandarmi a scuola, mio padre adottivo invece ha deciso di mandarmi nelle miniere”.

Il cobalto è al centro di un mercato globale privo di qualsiasi regolamentazione. Non è neanche inserito nella lista dei “minerali dei conflitti” che comprende invece oro, coltan, stagno e tungsteno

martedì 19 gennaio 2016

Bullismo

questo commento contro il bullismo è stato scritto il 17 gennaio 2016 da un insegnante di Pordenone, il Prof. Enrico Galiano


Oggi una ragazza della mia città ha cercato di uccidersi.
Ha preso e si è buttata dal secondo piano.
No, non è morta. Ma la botta che ha preso ha rischiato di farle prendere la spina dorsale. Per poco non le succedeva qualcosa di forse peggiore della morte: la condanna a restare tutta la vita immobile e senza poter comunicare con gli altri normalmente.


“Adesso sarete contenti”, ha scritto. Parlava ai suoi compagni.

Allora io adesso vi dico una cosa. E sarò un po’ duro, vi avverto. Ma c’ho ‘sta cosa dentro ed è difficile lasciarla lì.

Quando la finirete?
Quando finirete di mettervi in due, in tre, in cinque, in dieci contro uno?
Quando finirete di far finta che le parole non siano importanti, che siano “solo parole”, che non abbiano conseguenze, e poi di mettervi lì a scrivere quei messaggi – li ho letti, sì, i messaggi che siete capaci di scrivere – tutte le vostre “troia di merda”, i vostri “figlio di puttana”, i vostri “devi morire”.

Quando la finirete di dire “Ma sì, io scherzavo” dopo essere stati capaci di scrivere “non meriti di esistere”?
Quando la finirete di ridere, e di ridere così forte, quando passa la ragazza grassa, quando la finirete di indicare col dito il ragazzo “che ha il professore di sostegno”, quando la finirete di dividere il mondo in fighi e sfigati?

Che cosa deve ancora succedere, perché la finiate? Che cosa aspettate? Che tocchi al vostro compagno, alla vostra amica, a vostra sorella, a voi?

E poi voi. Voi genitori, sì. Voi che i vostri figli sono quelli capaci di scrivere certi messaggi. O quelli che ridono così forte.
Quando la finirete di chiudere un occhio?
Quando la finirete di dire “Ma sì, ragazzate”?
Quando la finirete di non avere idea di che diavolo ci fanno 8 ore al giorno i vostri figli con quel telefono?

Quando la finirete di non leggere neanche le note e le comunicazioni che scriviamo sul libretto personale?
Quando la finirete di venire da noi insegnanti una volta l’anno (se va bene)?
Quando inizierete a spiegare ai vostri figli che la diversità non è una malattia, o un fatto da deridere, quando inizierete a non essere voi i primi a farlo, perché da sempre non sono le parole ma gli esempi, gli insegnamenti migliori? 

Perché quando una ragazzina di dodici anni prova a buttarsi di sotto, non è solo una ragazzina di dodici anni che lo sta facendo: siamo tutti noi. E se una ragazzina di quell’età decide di buttarsi, non lo sta facendo da sola: una piccola spinta arriva da tutti quelli che erano lì non hanno visto, non hanno fatto, non hanno detto.

E tutti noi, proprio tutti, siamo quelli che quando succedono cose come questa devono vedere, fare, dire. Anzi urlare. Una parola, una sola, che è: “Basta”.


Su questo suo post i commenti sono arrivati a quota 6.863, ma di certo non se ne era accorto che stavano aumentando quando ieri (20 gennaio) ha deciso di scrivere il seguente post:

(rispondere a 4 mila commenti è un po' duretta, così ho scritto 'sta roba qui)

E insomma ieri sono entrato in classe e niente lezione: via libri, esercizi, quaderni, perché quando succede una cosa come questa come fai a far finta di niente, come fai a parlargli di analisi logica, quando nemmeno tu lo sai più dove sta, la logica.
Ce li avevo lì davanti, loro, ragazzini della stessa età della ragazza, stesse facce, stessi brufoli, stesse paure, stessi apparecchi per i denti, stessi capelli che non stanno mai come vorresti, stessi occhi persi, stessi genitori che non capiscono, stessi insegnanti che stressano.
Stessi fianchi troppo grossi, stessi sogni troppo grandi. 

Come glielo dici, a quegli occhi lì, che una ragazza come loro ha guardato una finestra ed è stata come risucchiata, che un mattino come tanti si è alzata e ha pensato che non avrebbe più voluto farlo? Dura, sì, dura. Non le trovi subito, le parole. Perché loro lo sanno benissimo, come ci si sente. Noi qui, grandi, spalle forti, adulti che ormai hanno un posto nel mondo, noi che “ma sì ci siamo passati tutti”. In realtà, ed è ora che ce ne rendiamo conto, no: non ci siamo già passati tutti.

Oggi è diverso. Una volta, se eri vittima di persecuzioni, potevi tornare a casa, chiuderti in camera, lasciare il mondo fuori. Oggi il mondo, se ti vuole male, ti segue anche lì. Non ti molla mai.

Molti hanno commentato, detto la loro, giudicato, ma la descrizione migliore di come ci si sente me l’ha data Eleonora, anni 13, quando mi ha detto “Ti senti sempre sporca. Ti lavi, tu, ma poi ti senti lo stesso sporca”.

A vent’anni, a trenta, le parole degli altri riesci a fartele scivolare via. A dodici no. A dodici interiorizzi tutto. A dodici interiorizzi anche se uno ti dice solo “Ciao”. Figuriamoci “Spero che tu muoia”.
Certe cose, se succedono a dodici anni, ti restano attaccate a vita.

E poi quasi tutti lì a pensare a come punire, a cosa fare, alcuni con parole che mi vergogno che siano comparse sulla mia bacheca, come “li vorrei buttare loro dalla finestra”.
Posso dirvelo? Non avete capito niente.

Certo che bisogna pensare a come punire. Ma è il prima la cosa importante. Arrivare al punto che un ragazzo di dodici anni lo sappia quanto male può fare: ma prima di farlo. Occorre spiegare loro che non si uccide la gente, che rubare è sbagliato, che rompere le cose degli altri non si fa? No, perché lo sanno già.

Ebbene, vi svelo un segreto: molti di loro non ci vedono nulla di così sbagliato nello scrivere “devi morire” su whatsapp a una loro coetanea.
E qui sbagliamo tutti. Genitori, insegnanti, tutti. Se un ragazzo a quell’età non si rende conto di quanto male possono fare le parole, non è perché “è cattivo”: è perché non glielo abbiamo insegnato. Se trova “divertente” prendere in giro il turbante del compagno, lanciare cartacce in faccia alla ragazza timida e impacciata, è perché non gli abbiamo insegnato che cos’è la diversità, il rispetto per le differenze, la curiosità per l’altro.

Quante volte abbiamo preferito andare avanti, fare lezione, anche se avevamo davanti ragazzi che stavano malissimo e glielo vedevi chiaro in faccia?
Quante volte abbiamo detto anche noi “ragazzate”, quando se andavi un po’ più a fondo ti saresti forse reso conto che era molto più grave?
Quante volte non con le parole, ma con il nostro comportamento, noi stessi non siamo stati un buon esempio?

Non ci sono colpevoli o non colpevoli, quando una ragazza di dodici anni fa una cosa del genere. Quando succede, valgono le parole di Prince Escalus alla fine di Romeo e Giulietta, e cioè: “Tutti sono puniti”.
Non sono stati i tre o quattro bulli. Siamo stati tutti.