Poter vivere dignitosamente in qualsiasi luogo è un
diritto.
Se i bambini non possono vivere la loro infanzia questo è un crimine.
I bambini alzano gli occhi e ti sorridono, i bambini piangono, i bambini giocano.
Molti bambini non sorridono, non piangono, non giocano.
Muoiono mentre gli adulti non danno loro risposte alla domanda: "perché sono nato?"
Se i bambini non possono vivere la loro infanzia questo è un crimine.
I bambini alzano gli occhi e ti sorridono, i bambini piangono, i bambini giocano.
Molti bambini non sorridono, non piangono, non giocano.
Muoiono mentre gli adulti non danno loro risposte alla domanda: "perché sono nato?"
PERCHÉ IO SONO UN BAMBINO
Guardami negli occhi
presidente del Fondo Monetario Internazionale, guardami negli
occhi manager multinazionale, guardami negli occhi politicante
occidentale, dell'est, del sud, del nord; guardatemi negli occhi,
voi, capi delle chiese umane; anche tu, rivoluzionario da salotto
che con la pancia piena scrivi sul triste destino degli altri, su
come sarebbe bello ma non è, sulla necessità del
pragmatismo ed infine su questo mondo "il migliore
possibile".
Guardatemi bene negli occhi perché tra poco non ce la
farò più io a reggere il vostro sguardo.
Ho camminato da quando ho imparato a camminare; ho scavato da quando ho imparato ad usare le mani; ho pensato da quando il mio cervello ha iniziato a decifrare il muro che mi ostacola in ogni dove. E tutto questo l'ho imparato quasi sempre per mangiare. Quelle poche volte che ci sono riuscito.
Voi sapete cos'è la fame, tanto che mangiate ogni minuto, producete sempre di più perché "non si sai mai", perché avete il terrore di trovarvi senza mangiare. Lo avete provato solo quando siete nati. Un ricordo ancestrale che vi terrorizza. Quegli istanti nei quali il vostro pianto straziante annunciava l'urgente, inderogabile necessità del mangiare.
Guardatemi bene negli occhi non fate finta di non capire. A me, quel pianto straziante, quel pianto giusto, non mi ha mai abbandonato. Solo adesso forse, mi lascerà.
Se qualcuno spiega i perché di questo nostro lento addio, lo lasciate a parlare nella notte delle coscienze, magari gli date un premio purché, poi, taccia per sempre.
Se qualcuno cerca di risolvere i perché di questa sistematica condanna a morte, lo schiacciate come un insetto fastidioso.
Parlate di pace, ma non ce n'è uno di voi che rinuncerebbe ai soldi delle armi; parlate del mondo diseguale e continuate a renderlo tale.
Io sono proprio arrivato alla fine ma voi non potete alzare la testa, dovete guardarmi, quaggiù, ancora negli occhi. Dovete guardare qui sotto, dove non avete mai guardato veramente. Dovete guardarci, noi bambini.
Ci avete tolto l'infanzia e parlate di democrazia. Dite: "ma una volta era peggio". Forse, ma sicuramente, quella volta, era meno cinica. Non arrivava nessuno in aereo a dirci "vi aiuteremo" e poi l'oblio del silenzio che copre la menzogna.
Voi avete chiuso la porta sulla vostra vita. Credete che si "è" solo se si abbandona la propria infanzia. Niente malinconie. Adesso, maturi, proiettati verso il futuro, più forti e belli che mai; pronti alle sfide; adesso basta un "click"; senza storia, né memoria.
Per questo vi ho continuato a dire "guardatemi negli occhi"; perché io sono la vostra storia, quella vera, e sono quindi il vostro fallimento. Me ne vado senza speranza, io, che della speranza sono l'essenza, e sono troppo piccolo per pensare che qualcuno dopo di me cambierà questo mondo ipocrita.
Perché io sono un bambino e volevo solo vivere prima di morire.
Ho camminato da quando ho imparato a camminare; ho scavato da quando ho imparato ad usare le mani; ho pensato da quando il mio cervello ha iniziato a decifrare il muro che mi ostacola in ogni dove. E tutto questo l'ho imparato quasi sempre per mangiare. Quelle poche volte che ci sono riuscito.
Voi sapete cos'è la fame, tanto che mangiate ogni minuto, producete sempre di più perché "non si sai mai", perché avete il terrore di trovarvi senza mangiare. Lo avete provato solo quando siete nati. Un ricordo ancestrale che vi terrorizza. Quegli istanti nei quali il vostro pianto straziante annunciava l'urgente, inderogabile necessità del mangiare.
Guardatemi bene negli occhi non fate finta di non capire. A me, quel pianto straziante, quel pianto giusto, non mi ha mai abbandonato. Solo adesso forse, mi lascerà.
Se qualcuno spiega i perché di questo nostro lento addio, lo lasciate a parlare nella notte delle coscienze, magari gli date un premio purché, poi, taccia per sempre.
Se qualcuno cerca di risolvere i perché di questa sistematica condanna a morte, lo schiacciate come un insetto fastidioso.
Parlate di pace, ma non ce n'è uno di voi che rinuncerebbe ai soldi delle armi; parlate del mondo diseguale e continuate a renderlo tale.
Io sono proprio arrivato alla fine ma voi non potete alzare la testa, dovete guardarmi, quaggiù, ancora negli occhi. Dovete guardare qui sotto, dove non avete mai guardato veramente. Dovete guardarci, noi bambini.
Ci avete tolto l'infanzia e parlate di democrazia. Dite: "ma una volta era peggio". Forse, ma sicuramente, quella volta, era meno cinica. Non arrivava nessuno in aereo a dirci "vi aiuteremo" e poi l'oblio del silenzio che copre la menzogna.
Voi avete chiuso la porta sulla vostra vita. Credete che si "è" solo se si abbandona la propria infanzia. Niente malinconie. Adesso, maturi, proiettati verso il futuro, più forti e belli che mai; pronti alle sfide; adesso basta un "click"; senza storia, né memoria.
Per questo vi ho continuato a dire "guardatemi negli occhi"; perché io sono la vostra storia, quella vera, e sono quindi il vostro fallimento. Me ne vado senza speranza, io, che della speranza sono l'essenza, e sono troppo piccolo per pensare che qualcuno dopo di me cambierà questo mondo ipocrita.
Perché io sono un bambino e volevo solo vivere prima di morire.
E' molto difficile
stimare il numero dei bambini di strada nel mondo: si parla di
100-150 milioni, ma potrebbero essere molti di più. Alcuni
lavorano in strada ma vivono per lo più in famiglia, altri
tornano a casa occasionalmente e molti altri non hanno più
legami con la loro famiglia da anni perché ne sono
fuggiti, sono stati abbandonati o sono rimasti orfani. Una volta
in strada i pericoli e l'emarginazione finiscono per riportarli
in situazioni di abuso e violenza. Sono bambini che hanno anche
solo 5-6 anni e quasi tutti lavorano per sopravvivere o chiedono
l'elemosina. Sniffano colla per attenuare i crampi della fame,
commettono piccoli furti, si prostituiscono. Anche i contesti
urbani in cui vivono questi bambini sono molto diversi, a partire
dalle condizioni climatiche: basti pensare ai rigidi inverni nei
paesi dell'Est europeo dove avere un riparo diventa fondamentale
anche solo per sopravvivere.
AMERICA LATINA
di Maria Lidia Mota Cunha
Associazione delle donne brasiliane in Italia
di Maria Lidia Mota Cunha
Associazione delle donne brasiliane in Italia
Nei paesi latino-americani sono circa 30 milioni i minori
che lavorano per aiutare la famiglia di origine, e quelli che
vivono per la strada, in forma stabile o temporanea, sono
all'incirca 15 milioni. E' per questo che quando si parla di
bambini di strada si pensa subito all'America Latina e in
particolare al Brasile, dove vive la maggioranza dei bambini di
strada di tutta l'America Latina, che a sua volta raccoglie i due
quinti di bambini di strada di tutto il mondo.
La mancanza di politiche sociali adeguate, la cattiva distribuzione del reddito e la povertà rendono la condizione dei 187 milioni di bambini e ragazzi del continente molto difficile.
La mancanza di politiche sociali adeguate, la cattiva distribuzione del reddito e la povertà rendono la condizione dei 187 milioni di bambini e ragazzi del continente molto difficile.
Questo fenomeno, chiamato povertà, è percepito
come un fenomeno integrale, associato a fattori psicosociali,
culturali ed economico-strutturali. Oggi circa il 40% della
popolazione latino-americana è considerata povera.
La povertà è un fenomeno complesso che ingloba varie dimensioni, come: reddito basso, fame e malnutrizione, salute precaria e non accessibilità degli individui e delle famiglie ai servizi di base come: abitazione, salute, educazione, trasporto e tempo libero. Salute, educazione, lavoro e ambiente salubre sono dimensioni importanti per lo sviluppo umano e, indipendentemente del reddito, l'accesso a questi beni dovrebbe essere assicurato per tutti cittadini.
Per guadagnare qualcosa per sfamare i figli, i genitori non hanno scelta: chiudere i figli in casa o obbligarli a lavorare da quando sono piccoli. Un'altra soluzione è abbandonarli nelle strade alla mercé della sorte che molto spesso porta solo botte, sevizie sfruttamento e umiliazione.
Vittime della miseria e dell'abbandono della famiglia e della società in generale, essi camminano per le strade in cerca di solidarietà e di una soluzione per sopravvivere. E così cercano di sopravvivere senza saper fino a quando.
Queste presenze marginali che ancora oggi vivono vagando nei centri delle città, creano disagi ai passanti e ai commercianti e "danno fastidio" alla polizia, che in genere adotta un atteggiamento estremamente repressivo e violento. Eternamente in sospetto verso tutto e tutti - la stragrande maggioranza di questi ragazzini non infrangono nessuna legge ma cercano di sopravvivere, chiedendo l'elemosina, nel disprezzo e nel rifiuto della società, che li teme e li detesta per la vita libera che fanno.
Senza una guida e protezione questi ragazzi sono facile preda di malviventi che li utilizzano per commettere furti o spaccio di droga e, poco a poco, sono coinvolti in delitti più gravi.
Nel momento che si comincia a creare una certa dipendenza da gruppi di fuorilegge più organizzati, i bambini non hanno altra scelta che continuare a praticare furti e altre attività delinquenziali e spesso vengono eliminati dagli 'squadroni della morte' (sorte di bande di cittadini al di sopra di ogni sospetto: commercianti, poliziotti ecc). Se tentano di abbandonare il gruppo sono ugualmente a rischio perché ricercati dai malviventi.
Nel quadro d'abbandono in cui vivono questi ragazzi, la chiesa progressista iniziò, negli anni 70, a fare un lavoro di assistenza offrendo cibo, vestiti e un posto per dormire. Anche se importanti per ridare speranza ad alcuni ragazzi,queste iniziative assistenziali hanno rappresentato una soluzione passeggera che molte volte non riusciva a togliere i ragazzi della strada. Varie organizzazioni della società civile intrapresero allora attività di recupero con proposte educative, continuative coinvolgendo i ragazzi nella strutturazione di un vero e proprio progetto di vita.
La povertà è un fenomeno complesso che ingloba varie dimensioni, come: reddito basso, fame e malnutrizione, salute precaria e non accessibilità degli individui e delle famiglie ai servizi di base come: abitazione, salute, educazione, trasporto e tempo libero. Salute, educazione, lavoro e ambiente salubre sono dimensioni importanti per lo sviluppo umano e, indipendentemente del reddito, l'accesso a questi beni dovrebbe essere assicurato per tutti cittadini.
Per guadagnare qualcosa per sfamare i figli, i genitori non hanno scelta: chiudere i figli in casa o obbligarli a lavorare da quando sono piccoli. Un'altra soluzione è abbandonarli nelle strade alla mercé della sorte che molto spesso porta solo botte, sevizie sfruttamento e umiliazione.
Vittime della miseria e dell'abbandono della famiglia e della società in generale, essi camminano per le strade in cerca di solidarietà e di una soluzione per sopravvivere. E così cercano di sopravvivere senza saper fino a quando.
Queste presenze marginali che ancora oggi vivono vagando nei centri delle città, creano disagi ai passanti e ai commercianti e "danno fastidio" alla polizia, che in genere adotta un atteggiamento estremamente repressivo e violento. Eternamente in sospetto verso tutto e tutti - la stragrande maggioranza di questi ragazzini non infrangono nessuna legge ma cercano di sopravvivere, chiedendo l'elemosina, nel disprezzo e nel rifiuto della società, che li teme e li detesta per la vita libera che fanno.
Senza una guida e protezione questi ragazzi sono facile preda di malviventi che li utilizzano per commettere furti o spaccio di droga e, poco a poco, sono coinvolti in delitti più gravi.
Nel momento che si comincia a creare una certa dipendenza da gruppi di fuorilegge più organizzati, i bambini non hanno altra scelta che continuare a praticare furti e altre attività delinquenziali e spesso vengono eliminati dagli 'squadroni della morte' (sorte di bande di cittadini al di sopra di ogni sospetto: commercianti, poliziotti ecc). Se tentano di abbandonare il gruppo sono ugualmente a rischio perché ricercati dai malviventi.
Nel quadro d'abbandono in cui vivono questi ragazzi, la chiesa progressista iniziò, negli anni 70, a fare un lavoro di assistenza offrendo cibo, vestiti e un posto per dormire. Anche se importanti per ridare speranza ad alcuni ragazzi,queste iniziative assistenziali hanno rappresentato una soluzione passeggera che molte volte non riusciva a togliere i ragazzi della strada. Varie organizzazioni della società civile intrapresero allora attività di recupero con proposte educative, continuative coinvolgendo i ragazzi nella strutturazione di un vero e proprio progetto di vita.
AFRICA
di Adriana Cancelliere
di Adriana Cancelliere
AIDS, conflitti,
povertà: queste le cause dell'aumento dei bambini di
strada nel Continente africano. Le difficoltà di trovare
le soluzioni giuste per risolvere un problema dalle cause
complesse.
Nella maggior parte dei paesi africani la famiglia allargata
è stata per decenni una struttura protettiva
dell'infanzia. Affidati ai membri anziani della comunità e
alle donne del gruppo in assenza dei genitori, i bambini venivano
automaticamente protetti dai rischi provenienti dall'esterno; e,
specialmente nelle zone rurali, ancora diffuse nel mondo
africano, essi potevano vivere in situazioni relativamente
protette. Ma il problema dei ragazzi di strada, sulla scorta
delle nuove emergenze che in questo inizio di secolo tormentano
il continente africano, dai conflitti armati all'emergenza AIDS,
all'urbanizzazione, sta esplodendo con una drammaticità
senza precedenti.
Aumenta il numero degli orfani senza tutela: in Ruanda, dove la guerra civile ha reso orfani quasi 100.000 bambini, si contano ormai a migliaia i bambini e i ragazzi che lavorano e vivono sulla strada nella capitale Kigali. E così in Zaire, Burundi, Angola.
In Zambia, uno dei paesi maggiormente toccato dall'emergenza AIDS, ci si aspetta che i ragazzi di strada, resi orfani dalla malattia dei genitori, raggiungeranno il numero di 300.000 entro la fine di quest'anno; il rappresentante UNICEF dello Zambia ha denunciato la gravità della situazione, affermando che questi bambini sono esposti ai mille rischi della strada, come l'abuso di droghe e la violenza sessuale.
Aumenta il numero degli orfani senza tutela: in Ruanda, dove la guerra civile ha reso orfani quasi 100.000 bambini, si contano ormai a migliaia i bambini e i ragazzi che lavorano e vivono sulla strada nella capitale Kigali. E così in Zaire, Burundi, Angola.
In Zambia, uno dei paesi maggiormente toccato dall'emergenza AIDS, ci si aspetta che i ragazzi di strada, resi orfani dalla malattia dei genitori, raggiungeranno il numero di 300.000 entro la fine di quest'anno; il rappresentante UNICEF dello Zambia ha denunciato la gravità della situazione, affermando che questi bambini sono esposti ai mille rischi della strada, come l'abuso di droghe e la violenza sessuale.
ASIA
di Patrizia Paternò
di Patrizia Paternò
Non solo. La perdita di scambi
privilegiati di alcuni paesi asiatici con la dissolta Unione
Sovietica, se da una parte ha visto avviare una fase di decollo
economico, non ha escluso l'emergere di nuovi problemi. E' il
caso del Vietnam che con la politica del "doi moi" (il
rinnovamento economico) ha iniziato a trasformare il sistema
economico pianificato in economia di mercato e che ha dovuto fare
i conti - di fronte alle migrazioni della popolazione dalle aree
rurali alle città - con la mancanza di infrastrutture
adeguate.Si parla di circa 16.000 bambini di strada in
Vietnam, un numero in crescita, in particolare nelle
città di Ho Chi Minh e Hanoi.Fino al 1990, la mancanza di dati precisi rendeva difficile conoscere l'entità delle situazioni a rischio per i bambini e la conseguente
adozione di misure adeguate. Oggi i dati e gli studi disponibili
stanno permettendo una migliore strategia di intervento.Urbanizzazione crescente, crisi economica, degrado sociale
sono alla radice dell'aumento dei bambini di strada nel
continente asiatico. La difficile condizione dei bambini che
cercano nuove opportunità nelle città
industriali.
L'Asia è il continente più popoloso del mondo e sebbene il problema dell'urbanizzazione sia di proporzioni più contenute rispetto all'America Latina, le statistiche rilevano un progressivo aumento dei bambini che vivono in condizioni particolarmente difficili nel contesto urbano, spesso molto più critiche rispetto a quelle che affrontano i bambini delle remote zone di campagna.
L'emergere, soprattutto nell'ultimo decennio, di alcuni paesi del Sudest asiatico nell'economia mondiale ha contribuito a modificare la mappa della distribuzione della popolazione tra città e campagna.
L'euforia dello sviluppo economico - che pure, com'è noto, ha subìto una forte contrazione con il crollo delle borse asiatiche nell'estate del 1997 - ha spinto molte persone ad abbandonare le campagne in cerca di occupazione nelle fabbriche delle città industriali.
Nel settembre 1999 il Primo Ministro ha approvato un Piano d'azione nazionale per la tutela dei bambini che vivono in condizioni particolarmente difficili (sfruttamento sessuale, lavoro pericoloso, vita di strada). La legislazione è il primo passo ma deve essere rafforzata da particolari misure e programmi concreti per provvedere ai bambini e alle loro famiglie.
L'UNICEF ha elaborato una strategia di intervento che ha tre indirizzi: la prevenzione dalle situazioni a rischio, la protezione dei bambini che si trovano già in circostanze difficili e la reintegrazione nelle famiglie e comunità. Il lavoro insieme ad altre associazioni o organizzazioni non governative è fondamentale. l'Agenzia danese per l'Assistenza Internazionale (DANIDA) in Vietnam ha contribuito con 400mila dollari per un progetto dell'UNICEF per i bambini di strada.
Il progetto si basa sulla partecipazione dei bambini di strada vietnamiti per aiutarli a esprimere le loro opinioni, i loro sentimenti, desideri e bisogni sulla loro situazione e sul loro futuro. Attraverso il coinvolgimento dei bambini è più facile elaborare un piano di azione davvero efficace.
L'Asia è il continente più popoloso del mondo e sebbene il problema dell'urbanizzazione sia di proporzioni più contenute rispetto all'America Latina, le statistiche rilevano un progressivo aumento dei bambini che vivono in condizioni particolarmente difficili nel contesto urbano, spesso molto più critiche rispetto a quelle che affrontano i bambini delle remote zone di campagna.
L'emergere, soprattutto nell'ultimo decennio, di alcuni paesi del Sudest asiatico nell'economia mondiale ha contribuito a modificare la mappa della distribuzione della popolazione tra città e campagna.
L'euforia dello sviluppo economico - che pure, com'è noto, ha subìto una forte contrazione con il crollo delle borse asiatiche nell'estate del 1997 - ha spinto molte persone ad abbandonare le campagne in cerca di occupazione nelle fabbriche delle città industriali.
Nel settembre 1999 il Primo Ministro ha approvato un Piano d'azione nazionale per la tutela dei bambini che vivono in condizioni particolarmente difficili (sfruttamento sessuale, lavoro pericoloso, vita di strada). La legislazione è il primo passo ma deve essere rafforzata da particolari misure e programmi concreti per provvedere ai bambini e alle loro famiglie.
L'UNICEF ha elaborato una strategia di intervento che ha tre indirizzi: la prevenzione dalle situazioni a rischio, la protezione dei bambini che si trovano già in circostanze difficili e la reintegrazione nelle famiglie e comunità. Il lavoro insieme ad altre associazioni o organizzazioni non governative è fondamentale. l'Agenzia danese per l'Assistenza Internazionale (DANIDA) in Vietnam ha contribuito con 400mila dollari per un progetto dell'UNICEF per i bambini di strada.
Il progetto si basa sulla partecipazione dei bambini di strada vietnamiti per aiutarli a esprimere le loro opinioni, i loro sentimenti, desideri e bisogni sulla loro situazione e sul loro futuro. Attraverso il coinvolgimento dei bambini è più facile elaborare un piano di azione davvero efficace.
EUROPA DELL'EST
di Elisabetta Porfiri
di Elisabetta Porfiri
La comparsa del fenomeno dei bambini di strada nei paesi
dell'Est europeo - praticamente inesistente prima del 1989 - si
spiega col deterioramento delle condizioni di vita delle
popolazioni e con la crescente marginalizzazione economica e
sociale di settori sempre più vasti della società.
L'intervento dell'UNICEF, impegnato nella partecipazione diretta
ai programmi di assistenza dell'infanzia locale.
Per decenni, l'abuso e la violenza nei confronti dell'infanzia
sono stati ufficialmente assenti nell'Est europeo comunista: la
propaganda di regime trasmetteva un'immagine idealizzata e
patinata dei bambini, ben nutriti e ben assistiti, in
società tradizionalmente attente ai bisogni delle giovani
generazioni. Oggi, a dieci anni dalla caduta del muro, sul finire
di quel processo di transizione che avrebbe dovuto offrire nuove
opportunità alle giovani generazioni, i problemi sono
finalmente emersi in tutta la loro gravità e l'idea un po'
demagogica che la transizione all'economia di mercato avrebbe
contribuito a risolverli si rivelata utopica. Secondo
studi recenti i bambini sono, sempre più, vittime della
violenza domestica: nella Federazione Russa, nel 1996, 200
bambini sono stati uccisi dai genitori o da altri membri della
famiglia; sempre nella Federazione Russa nel 1998 15.000 donne
sono state uccise dai loro partner e 8.000 sono state
abbandonate, con conseguenze immaginabili sulle condizioni
materiali e psicologiche dei figli.
Si è registrato anche un preoccupante aumento del numero dei bambini venduti a loschi trafficanti da famiglie in crisi economica; in genere questi bambini finiscono nel giro della prostituzione locale o vengono introdotti nel traffico internazionale del sesso: molti di loro provengono dalla Romania.Qualche cifra ci aiuta a delineare le dimensioni del fenomeno dello sfruttamento sessuale giovanile: in Estonia quasi il 30% delle prostitute è costituito da minorenni; in Lettonia sono circa 10.000 i bambini che invece di andare a scuola passano il loro tempo per strada, altrettanti in Lituania e molti di loro si prostituiscono per somme irrisorie; in Romania i ragazzi di strada vendono il loro corpo pur di avere un posto riscaldato in cui trascorrere qualche notte; nella Federazione Russa il crimine organizzato è pesantemente coinvolto nello sfruttamento sessuale dei minorenni. Ovunque, la prostituzione minorile è un fenomeno legato alla vita di strada: i bambini che lavorano in night club, bar e ritrovi o che dormono per strada o alla stazione sono per definizione esposti al rischio dello sfruttamento sessuale.Altre statistiche che giungono a conferma del malessere delle giovani generazioni nell'Est europeo riguardano l'aumento del numero dei suicidi tra i minorenni: nella Repubblica Ceca, p.es., il numero dei minori di 14 anni che hanno tentato il suicidio si è più che quadruplicato tra il 1990 e il 1994 (da 1,66 a 8,49 su 100.000 per quel gruppo di età), mentre il numero dei tentati suicidi tra i 15 e i 19 anni è raddoppiato nello stesso periodo. Il maggior numero di suicidi si riscontra in Lituania e nella Federazione Russa dove 50 su 100.000 teenagers tra i 15 e i 19 anni si sono suicidati nel 1994. A suicidarsi sono soprattutto i giovani che escono dagli orfanotrofi, ulteriore prova dell'incapacità delle istituzioni statali di occuparsi dei suoi giovani.Ai problemi che affondano le radici nelle strutturali carenze del passato se ne sono aggiunti di nuovi come la mancanza di case, manifestazione delle nuove povertà dell'era capitalista: sempre più spesso famiglie strette nella morsa della povertà vendono o affittano tutto quello che possono vendere o affittare - compresa la propria casa - per raggranellare qualche soldo. Di conseguenza, molti dei cosiddetti "bambini della post-privatizzazione" sono costretti a trasferirsi in stazioni ferroviarie, edifici abbandonati e altri rifugi temporanei, con la famiglia o più spesso da soli, con altri piccoli senza tetto, in attesa che qualcosa accada; ma nella maggior parte dei casi questi ricoveri di fortuna sono destinati a diventare la loro abitazione a tempo indeterminato.
Inizia così per bambini che un tempo sarebbero stati più o meno garantiti, una vita precaria, fatta di espedienti e di accattonaggio.
La comparsa del fenomeno dei bambini di strada in questi paesi - praticamente inesistente prima del 1989 - si spiega dunque col deterioramento delle condizioni di vita delle popolazioni e con la crescente marginalizzazione economica e sociale di settori sempre più vasti della società. Nella sola Mosca ci sono oltre 60.000 bambini senza casa (un milione in totale nella Federazione Russa); a Budapest essi sono tra i 10.000 e i 12.500, mentre nella sola Bucarest ce ne sono oltre 5.000. In alcuni casi i bambini diventano piccoli homeless quando gli orfanotrofi statali ormai privi di risorse sono costretti a disfarsi di loro.
Nella maggior parte dei paesi ex socialisti gli istituti di assistenza all'infanzia sono così affollati - le famiglie tallonate dal bisogno sempre più numerose "parcheggiano" i loro figli in attesa di poterseli riprendere - da essere costretti a rifiutare i bambini senza casa, per i quali, scomparso ogni punto di riferimento, familiare o sociale, l'unica alternativa rimane la vita di strada. E la vita di strada in paesi così freddi e inospitali rischia di diventare una trappola mortale. Per sopportare una vita difficile, in cui insicurezza e solitudine sono all'ordine del giorno, la quasi totalità degli street children slavi fa ricorso all'uso di droghe povere come la "adela", micidiale collante a basso prezzo in grado di offrire brevi momenti di euforia per rischiarare l'angoscia quotidiana.
Si tratta di una nuova emergenza. Nonostante tutto, lo Stato pensava ai suoi bambini e forniva alle famiglie qualche forma di assistenza: la scuola con un pasto, tariffe pubbliche controllate, assistenza sanitaria e opportunità ricreative erano servizi concessi gratuitamente a tutti, che costituivano una sorta di rete di sicurezza minima preventiva in grado di salvare le famiglie - e i bambini - dall'indigenza.
Ora che il sistema di assistenza pubblica è stato completamente smantellato e la gran parte delle persone non dispone del denaro sufficiente per i costosi servizi sanitari e ricreativi, al posto della rete minima di sicurezza, per molti non c'è che un salto nel vuoto.
Per la gran parte dei bambini che raggiungono la strada, in fuga da famiglie abusanti o semplicemente non più in grado di occuparsi di loro, le opportunità sono davvero poche: trovare un lavoro nel settore formale dell'economia è quasi un'utopia per chi ha ricevuto un'istruzione scadente e non ha precedenti esperienze lavorative, in un mercato del lavoro difficile e scarso di offerte come quello della maggior parte dei paesi dell'Est.
Molti di loro si riuniscono in piccole bande per le quali la possibilità più realistica di guadagnare qualcosa è la strada della microcriminalità. La loro età è compresa tra i 14 e i 17 anni, ma alcuni di loro sono molto più giovani. La gran parte sono zingari o appartenenti a minoranze etniche malviste sul posto, mentre circa i 3/4 di loro provengono dagli istituti statali. Poiché in molti paesi, soprattutto Bulgaria e Romania, i bambini istituzionalizzati sono numerosi, ciò fa temere che in futuro i bambini di strada possano essere molti di più.
Ormai anche i bambini che hanno una famiglia regolare rischiano di imboccare la china della devianza: lasciati soli per tutto il giorno da genitori costretti a svolgere più di un lavoro per garantire la sopravvivenza della famiglia, un numero consistente di piccoli slavi vivono ormai abbandonati a se stessi, preda dei mille rischi della strada. Secondo l'UNICEF il numero di bambini abbandonati a se stessi è "catastrofico" ed è in costante aumento il numero dei genitori impossibilitati per più di un motivo a seguire i propri figli nel processo di crescita. Il miraggio del "fare soldi a tutti i costi" è diventato il credo delle giovani generazioni nelle nuove economie di mercato ed è alla radice del sempre maggiore disinteresse nei confronti della scuola. Molti giovani lasciano la scuola per dedicarsi al piccolo commercio più o meno legale, che spesso diventa l'anticamera dell'emarginazione e della devianza.
Il mondo del crimine organizzato tende, all'Est come in Occidente a utilizzare sempre più frequentemente manodopera minorenne, ma qui le condizioni dell'infanzia sono tali che il coinvolgimento dei ragazzi di strada nelle attività criminose diventa scontato. Così il numero di piccoli criminali sta raggiungendo in quasi tutte le realtà urbane dell'Est europeo cifre da capogiro: in Lituania i giovani tra i 14 e i 29 anni che costituiscono un terzo della popolazione, commettono almeno la metà di tutti i crimini commessi e il 75% di quelli più violenti.
Come dimostrano alcune indagini realizzate per la Commissione Europea, l'aumento del crimine giovanile nell'Est europeo è prevalentemente un fenomeno di gruppo: in Bulgaria e Polonia circa i due terzi dei crimini compiuti da minorenni vengono commessi da bande; oltre l'80% dei minorenni incarcerati in Ungheria hanno agito in gruppo come in Ucraina. Nella Federazione Russa, tra il 1985 e il 1995, il numero di crimini commessi da bande giovanili si è più che raddoppiato.
Si è registrato anche un preoccupante aumento del numero dei bambini venduti a loschi trafficanti da famiglie in crisi economica; in genere questi bambini finiscono nel giro della prostituzione locale o vengono introdotti nel traffico internazionale del sesso: molti di loro provengono dalla Romania.Qualche cifra ci aiuta a delineare le dimensioni del fenomeno dello sfruttamento sessuale giovanile: in Estonia quasi il 30% delle prostitute è costituito da minorenni; in Lettonia sono circa 10.000 i bambini che invece di andare a scuola passano il loro tempo per strada, altrettanti in Lituania e molti di loro si prostituiscono per somme irrisorie; in Romania i ragazzi di strada vendono il loro corpo pur di avere un posto riscaldato in cui trascorrere qualche notte; nella Federazione Russa il crimine organizzato è pesantemente coinvolto nello sfruttamento sessuale dei minorenni. Ovunque, la prostituzione minorile è un fenomeno legato alla vita di strada: i bambini che lavorano in night club, bar e ritrovi o che dormono per strada o alla stazione sono per definizione esposti al rischio dello sfruttamento sessuale.Altre statistiche che giungono a conferma del malessere delle giovani generazioni nell'Est europeo riguardano l'aumento del numero dei suicidi tra i minorenni: nella Repubblica Ceca, p.es., il numero dei minori di 14 anni che hanno tentato il suicidio si è più che quadruplicato tra il 1990 e il 1994 (da 1,66 a 8,49 su 100.000 per quel gruppo di età), mentre il numero dei tentati suicidi tra i 15 e i 19 anni è raddoppiato nello stesso periodo. Il maggior numero di suicidi si riscontra in Lituania e nella Federazione Russa dove 50 su 100.000 teenagers tra i 15 e i 19 anni si sono suicidati nel 1994. A suicidarsi sono soprattutto i giovani che escono dagli orfanotrofi, ulteriore prova dell'incapacità delle istituzioni statali di occuparsi dei suoi giovani.Ai problemi che affondano le radici nelle strutturali carenze del passato se ne sono aggiunti di nuovi come la mancanza di case, manifestazione delle nuove povertà dell'era capitalista: sempre più spesso famiglie strette nella morsa della povertà vendono o affittano tutto quello che possono vendere o affittare - compresa la propria casa - per raggranellare qualche soldo. Di conseguenza, molti dei cosiddetti "bambini della post-privatizzazione" sono costretti a trasferirsi in stazioni ferroviarie, edifici abbandonati e altri rifugi temporanei, con la famiglia o più spesso da soli, con altri piccoli senza tetto, in attesa che qualcosa accada; ma nella maggior parte dei casi questi ricoveri di fortuna sono destinati a diventare la loro abitazione a tempo indeterminato.
Inizia così per bambini che un tempo sarebbero stati più o meno garantiti, una vita precaria, fatta di espedienti e di accattonaggio.
La comparsa del fenomeno dei bambini di strada in questi paesi - praticamente inesistente prima del 1989 - si spiega dunque col deterioramento delle condizioni di vita delle popolazioni e con la crescente marginalizzazione economica e sociale di settori sempre più vasti della società. Nella sola Mosca ci sono oltre 60.000 bambini senza casa (un milione in totale nella Federazione Russa); a Budapest essi sono tra i 10.000 e i 12.500, mentre nella sola Bucarest ce ne sono oltre 5.000. In alcuni casi i bambini diventano piccoli homeless quando gli orfanotrofi statali ormai privi di risorse sono costretti a disfarsi di loro.
Nella maggior parte dei paesi ex socialisti gli istituti di assistenza all'infanzia sono così affollati - le famiglie tallonate dal bisogno sempre più numerose "parcheggiano" i loro figli in attesa di poterseli riprendere - da essere costretti a rifiutare i bambini senza casa, per i quali, scomparso ogni punto di riferimento, familiare o sociale, l'unica alternativa rimane la vita di strada. E la vita di strada in paesi così freddi e inospitali rischia di diventare una trappola mortale. Per sopportare una vita difficile, in cui insicurezza e solitudine sono all'ordine del giorno, la quasi totalità degli street children slavi fa ricorso all'uso di droghe povere come la "adela", micidiale collante a basso prezzo in grado di offrire brevi momenti di euforia per rischiarare l'angoscia quotidiana.
Si tratta di una nuova emergenza. Nonostante tutto, lo Stato pensava ai suoi bambini e forniva alle famiglie qualche forma di assistenza: la scuola con un pasto, tariffe pubbliche controllate, assistenza sanitaria e opportunità ricreative erano servizi concessi gratuitamente a tutti, che costituivano una sorta di rete di sicurezza minima preventiva in grado di salvare le famiglie - e i bambini - dall'indigenza.
Ora che il sistema di assistenza pubblica è stato completamente smantellato e la gran parte delle persone non dispone del denaro sufficiente per i costosi servizi sanitari e ricreativi, al posto della rete minima di sicurezza, per molti non c'è che un salto nel vuoto.
Per la gran parte dei bambini che raggiungono la strada, in fuga da famiglie abusanti o semplicemente non più in grado di occuparsi di loro, le opportunità sono davvero poche: trovare un lavoro nel settore formale dell'economia è quasi un'utopia per chi ha ricevuto un'istruzione scadente e non ha precedenti esperienze lavorative, in un mercato del lavoro difficile e scarso di offerte come quello della maggior parte dei paesi dell'Est.
Molti di loro si riuniscono in piccole bande per le quali la possibilità più realistica di guadagnare qualcosa è la strada della microcriminalità. La loro età è compresa tra i 14 e i 17 anni, ma alcuni di loro sono molto più giovani. La gran parte sono zingari o appartenenti a minoranze etniche malviste sul posto, mentre circa i 3/4 di loro provengono dagli istituti statali. Poiché in molti paesi, soprattutto Bulgaria e Romania, i bambini istituzionalizzati sono numerosi, ciò fa temere che in futuro i bambini di strada possano essere molti di più.
Ormai anche i bambini che hanno una famiglia regolare rischiano di imboccare la china della devianza: lasciati soli per tutto il giorno da genitori costretti a svolgere più di un lavoro per garantire la sopravvivenza della famiglia, un numero consistente di piccoli slavi vivono ormai abbandonati a se stessi, preda dei mille rischi della strada. Secondo l'UNICEF il numero di bambini abbandonati a se stessi è "catastrofico" ed è in costante aumento il numero dei genitori impossibilitati per più di un motivo a seguire i propri figli nel processo di crescita. Il miraggio del "fare soldi a tutti i costi" è diventato il credo delle giovani generazioni nelle nuove economie di mercato ed è alla radice del sempre maggiore disinteresse nei confronti della scuola. Molti giovani lasciano la scuola per dedicarsi al piccolo commercio più o meno legale, che spesso diventa l'anticamera dell'emarginazione e della devianza.
Il mondo del crimine organizzato tende, all'Est come in Occidente a utilizzare sempre più frequentemente manodopera minorenne, ma qui le condizioni dell'infanzia sono tali che il coinvolgimento dei ragazzi di strada nelle attività criminose diventa scontato. Così il numero di piccoli criminali sta raggiungendo in quasi tutte le realtà urbane dell'Est europeo cifre da capogiro: in Lituania i giovani tra i 14 e i 29 anni che costituiscono un terzo della popolazione, commettono almeno la metà di tutti i crimini commessi e il 75% di quelli più violenti.
Come dimostrano alcune indagini realizzate per la Commissione Europea, l'aumento del crimine giovanile nell'Est europeo è prevalentemente un fenomeno di gruppo: in Bulgaria e Polonia circa i due terzi dei crimini compiuti da minorenni vengono commessi da bande; oltre l'80% dei minorenni incarcerati in Ungheria hanno agito in gruppo come in Ucraina. Nella Federazione Russa, tra il 1985 e il 1995, il numero di crimini commessi da bande giovanili si è più che raddoppiato.
Per tutte le aree geografiche: notizie tratte da "Dossier
Unicef aprile 2000" dal sito www.unicef.it.
Ultimo rapporto 2002 in formato PDF www.unicef.it/bellamy2002.htm
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