sabato 29 giugno 2013

Infibulazione

In "Adolescenza nel mondo" non si può non parlare anche dell'infibulazione, perché viene praticata proprio in un'età che va dalla pubertà all'adolescenza e si ripete anche da adulte.

Il termine "infibulazione" definisce una procedura mutilativa degli organi genitali femminili esterni: la vagina viene parzialmente chiusa all'altezza della metà delle grandi labbra attraverso una sutura che lascia solo un piccolo passaggio per l'urina e il sangue mestruale (la rimozione del clitoride può o non può essere inclusa).

In effetti esistono anche altri tipi di mutilazioni dei genitali femminili presenti in diverse aree culturali:
- la sunna, più lieve, che incide su una parte soltanto della clitoride,
- l'escissione, che comporta una clitoridectomia totale.


Sono almeno 40 i paesi in cui è diffusa la pratica delle mutilazioni sessuali sulle bambine: dall'Africa sub-sahariana a gran parte dell'Africa occidentale ad alcune zone dell'Asia sud-orientale. In queste culture non aver subito la mutilazione genitale significa isolamento sociale.

Recentemente, tra le comunità di immigrati in Europa e Nord America, sono stati segnalati molti casi, solo quelli denunciati dall'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) sono tra i 100 e i 130 milioni.
In Italia vivono alcune decine di migliaia di donne infibulate e, ogni anno, numerose bambine con genitori provenienti soprattutto dai paesi dell'Africa sub-sahariana rischiano di essere sottoposte a questo rituale.

Conseguenze:
Dopo che il "matrimonio-contratto" è stato concordato, la madre o la sorella dello sposo esaminano la ragazza per constatare se l'infibulazione è intatta (poca importanza viene data all'imene che è difficile da visualizzare).
Il matrimonio è impossibile da consumare a causa della barriera generata chirurgicamente, allora lo sposo o i parenti della sposa allargano l'apertura vaginale con un piccolo coltello così che i rapporti sessuali possano avere luogo. E' responsabilità delle parenti femminili dello sposo di esaminare la sposa poche settimane dopo il matrimonio e, se necessario, allargare l'apertura vaginale.
L'allargamento fatto per la consumazione del matrimonio non è sufficiente per permettere il parto, perciò, in quel momento, l'infibulazione deve essere ancora allargata. Questa incombenza è generalmente svolta dalla nonna. Dopo il parto l'infibulazione deve essere ripetuta.
Talvolta si verificano infezioni e emorragie quando l'infibulazione è praticata. In certi casi si formano delle cisti. Ritenzioni urinarie sono altre complicazioni che si possono verificare.

E tutta questa sofferenza per cosa?
Perché la donna deve essere illibata! Deve arrivare vergine al matrimonio. Non deve essere stata di nessun altro se non del futuro marito.
Anche nel nostro paese fino a qualche decennio fa c'era la concezione dell'illibatezza e della segregazione della donna (guai ad indossare i pantaloni, o la minigonna, o a non coprirsi il capo con un fazzoletto, e tante altre "accortezze" che non sto ad elencarvi), ma da qui ad arrivare a questo rituale ce ne passa d'acqua sotto i ponti!

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